Confinato dalla tradizione filosofica classica nella definizione ristretta di “animale razionale”, l’essere umano è, quindi, assai più appropriatamente, l’animale simbolico. Ecco che le forme della sua esistenza si danno a partire dalle posture fondamentali con cui gli uomini condividono i simboli, partecipando al mondo comune del senso e contribuendo a crearlo e ricrearlo. Due di queste posture della trasmissione culturale, altrimenti dette con il nome di “metafore”, sono riconducibili a due personaggi concettuali, quello del lettore e dello spettatore.
La tesi che discretamente si intende proporre è che la pratica dalla lettura silenziosa, rara durante l’antichità e il medioevo, diventata un fenomeno diffuso solo con la modernità, costruisca uno spazio metaforico, intimo e privato, in cui sviluppare l’indirizzo della propria esistenza tramite l’assorbimento e l’immedesimazione differenziale e creativa nei personaggi e nelle idee incontrate nei libri. Essa ha dato un contributo decisivo allo sviluppo delle forme di espressione delle singolarità e al contempo di resistenza e di secessione dai processi spettacolari di omologazione della società. La lettura, infatti, è empirica, mentre lo spettatore è sempre trascendentale. Nessuna lettura è mai perfettamente uguale ad un’altra proprio in virtù della caratteristica tattica del rapporto del lettore con i testi: sulle intermittenti libertà, sulle lacune e sulle digressioni che esso permette. Non si può dire lo stesso per le immagini che costituiscono lo spettacolo di cui si nutre la passività dello spettatore - la metafora dell’esistenza che domina il nostro tempo -, se esse non vengono a loro volta sottoposte alla pazienza critica di una “lettura”. Se non restituiamo alle immagini il tempo e le pause di una storia, esse avranno sempre la meglio sulla creatività dei singoli, dal momento che la loro forza strategica sta nell’intensità degli stereotipi e nella saturazione dell’immediato con cui sono in grado di convocare e mobilitare la massa degli spettatori, trasformandoli in un soggetto collettivo, ma non plurale, disciplinato e incapace di disertare e, quindi, in qualche modo, di autenticamente esistere.
In caso di maltempo Teatro Centro Culturale “S. Giorgio”, via XI Febbraio n. 5