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Mercoledì, 24 Giugno 2015 09:09

LA VOGLIA DI RAGIONARE È UN FIUME CHE SCORRE

In piazza a Orzinuovi, in chiesa a Sarnico, nel salone a Chiari e nel cortile della villa a Ludriano... Ma qual è il meccanismo che spinge centinaia di persone, per una ventina di sere, a seguire il migrare di Francesca Nodari e dei suoi Filosofi lungo l’Oglio?

Giunti a metà del cammino, forse val la pena di chiederselo. Anche perché sta accadendo da una decina d’anni e non è quindi la sorpresa d’una stagione. Ma perché una folla degna di un concerto rock si mette a peregrinare per la provincia per sentire un paio d’ore di relazione, domande e riflessioni? La risposta, come sempre, non è semplice. Innanzitutto - se vogliamo cominciare dalle cose più superficiali - ci sta l’effetto festival. Che a sua volta richiede qualche distinguo. I festival, così come le grandi mostre e le stagioni teatrali, consentono con poca spesa e non troppo impegno, di sentirsi parte del mondo intellettuale. Solo così si spiegano fenomeni come Mantova per la letteratura, Trento per l’economia, Ferrara per la geopolitica... e quindi, l’Oglio per i filosofi. La varietà dei luoghi e la loro bellezza, qualche volta nascosta, gioca a favore dell’iniziativa di Francesca Nodari. Se a questo si aggiunge il livello degli ospiti... Sì, perché bisogna pur dirlo, anche il mondo intellettuale ha il suo star system. Del folto gruppo dei seguaci c’è anche chi viene a vedere se la barba di Enzo Bianchi è davvero così ispida, se Cacciari è più bello dal vivo che in televisione, se la Marzano sembra ancora una ragazzina e se la Parsi ha i capelli rossi un po’ meno infuocati. Poi c’è la stagione: le sere che si aprono all’estate e una voglia di vacanze che include anche il desiderio di trovare un po’ di tempo per incontrarsi con persone che condividono i nostri stessi gusti. C’è anche questo. Ma non basterebbe. Ci dev’essere dell’altro per reggere dieci anni e venti sere. Andando più in profondità, si scopre il nocciolo della questione. Il festival dei filosofi ogni anno ha un tema, un filo conduttore che fino ad oggi ha colto i nervi dolenti dell’attualità: la ricerca di felicità, il bisogno di ritrovare fiducia, il pane quotidiano che comincia ad essere un problema anche da noi...
E i pensatori chiamati non hanno mai sfuggito l’argomento. Ciascuno con il suo personale stile, nel filone dei suoi pensieri, ha aperto orizzonti diversi. La varietà e la profondità delle voci sono la forza di questi appuntamenti: c’è il religioso e l’ateo, lo spiritualista e il materialista. E tutti si trovano davanti la stessa vita quotidiana, lo stesso momento storico, gli stessi dubbi. Chi ascolta può riconoscersi, non resta spiazzato, semmai viene portato ad uscire dalla banalità delle semplificazioni che gli vengono proposte dall’omologazione del sistema informativo. C’è la voglia, condivisa, di trovare un luogo ed uno spazio dove una persona, per almeno due ore, senza battibeccare con nessuno e senza essere interrotto, può dipanare un ragionamento articolato e pacatamente esposto. Uno ascolta, se vuole può chiedere spiegazione, riflette e torna a casa senza aver assistito all’ennesimo rissoso talk show.
L’eterogeneità del pubblico è la dimostrazione di quanto sia diffusa la voglia di ascoltare e comprendere. Ci sono ragazzi affascinati dai pensieri, insegnanti in cerca di ragionamenti che sfuggano alle gabbie dei corsi di aggiornamento, pensionati che trovano quanto sia bello l’ozio dedicato alla mente. E persino giornalisti che per una volta, invece di voler dire la loro, semplicemente ascoltano. Francesca Nodari ha saputo intercettare questa domanda, dando una risposta non meno articolata. Un progetto simile ha costi non trascurabili, averli spalmati su più enti e qualche sponsor sensibile è stata la scelta che ha permesso di portarlo in porto. Di fronte alla «babel» liquida così acutamente descritta da Zygmunt Bauman, che in questi giorni sarà a Brescia, forse ha ragione Jacques Attali - un pensatore che sull’Oglio non è ancora approdato - che invita tutti a non aspettare risposte messianiche da chissà quale entità. Ciascuno prenda in mano la propria vita e cerchi di essere se stesso: Attali intravede in questo timidi segnali di rinascimento. In fondo il popolo migrante lungo l’Oglio è questo che insegue.

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