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Sabato, 13 Luglio 2013 02:00

A «Filosofi lungo l’Oglio» la nuova voglia di comunità

Protetta dagli affreschi della chiesa cinquecentesca di S. Maria delle Grazie, la comunità degli appassionati del pensiero si è radunata - in massa, come al solito - l’altra sera a Soncino per sentir parlare di se stessa,nell’appuntamento del festival Filosofi lungo l’Oglio dedicato alla «voglia dicomunità ».

Ad accoglierli le suore della Congregazione della Sacra Famiglia fondata 150 anni fa dalla soncinese madre Paola Elisabetta Cerioli. Relatore era Adriano Fabris, docente di Filosofia morale all’Università di Pisa, componente del comitato scientifico del festival e «tra coloro che più si impegnano perché cresca di anno in anno»,ha detto,presentandolo,la curatrice Francesca Nodari.

Fra il pubblico anche lo studioso che di Fabris è stato maestro, Bernhard Casper: parlerà di tolleranza (lunedì, 15 luglio, a Rovato) e della «Salita al Calvario » di Vincenzo Civerchio (mercoledì a Travagliato). Su tutti incombeva il compito di far fronte al «deficit di senso di comunità » che, secondo Fabris, domina oggi in Italia. «L’italiano ama la famiglia, gli amici; male difficoltà cominciano quando si cerca di far andare tutti questi insiemi nella stessa direzione ».Quando cioè si chiede di limitare alcuni diritti individuali in nome di un «criterio terzo» che stabilisce indispensabili doveri comuni. «Con l’era moderna inizia ad affermarsi il primato dell’individualità. L’individuo è "colui che è indiviso". La nostra è un’epoca ipermoderna, porta alle estreme conseguenze questa idea di frammentazione e isolamento ».


Ma «Aristotele parla dell’uomo come "naturalmente politico": è ciò che è solo in quanto parte di una comunità. Gli uomini, afferma, desiderano vivere insieme perché così ognuno vive meglio: questo è "il fine precipuo degli uomini che vivono in comune", ma anche l’obiettivo di ogni singolo». Agostino suggerisce un percorso inverso ma complementare: «Rientra in te stesso, perché nell’interiorità l’uomo si trova la relazione fondamentale, quella verità del sé che è la sua relazione con Dio».


È con Cartesio che l’uomo «scopre una verità che non va al di là di sé, rappresentata da se stesso come soggetto pensante. L’autoriferimento diviene il fondamento di ogni relazione». Thomas Hobbes, nel «Leviatano», descrive una condizione umana in cui domina la «guerra di tutti contro tutti, nella quale serve un sovrano che promette la pace a patto che tutti deleghino a lui il potere».Uno stato di insicurezza generale che coincide con il nostro vissuto odierno. Il ’900 delle due guerre mondiali ha prodotto pensatori che hanno proceduto in un’altra direzione.

«Heidegger dice che il nostro essere nelmondo è anzitutto un con-Esserci, essere con gli altri.In Franz Rosenzweig, l’essere umano è pensato entro una relazione con Dio e con il mondo. La relazione è essenziale anche per Emmanuel Lévinas: solo in essa possiamo realizzare pienamente ciò che siamo ». La voglia di comunità non è scomparsa, vive «tra i giovani nei social network, dove ognuno comprende se stesso a partire dal profilo che costruisce insieme ad altri». Da qui, dal primato della relazione, bisogna ripartire, poggiandolo su due fondamenti: «Fiducia e responsabilità. La prima consente alla relazione di nascere, la seconda la tiene in vita».

Informazioni aggiuntive

  • autore: Nicola Rocchi
  • giornale: Giornale di Brescia

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