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Lunedì, 15 Luglio 2013 13:05

Filosofi lungo l’Oglio Semplici: «I diritti umani generano e tutelano le diversità»

Stefano Semplici e Francesca Nodari Stefano Semplici e Francesca Nodari

L’uguale dignità che la Dichiarazione universale dei diritti umani impone di riconoscere a tutti gli uomini è «generatrice di diversità» che sono fonti di ricchezza e sviluppo dell’umanità, ma che possono anche sollevare conflitti e questioni etiche complesse.

Ne ha parlato Stefano Semplici nell’incontro del festival Filosofi lungo l’Oglio che si è svolto sabato sera a Erbusco. Semplici è presidente del Comitato internazionale di bioetica dell’Unesco e docente di etica sociale all’Università di Roma Tor Vergata. Accolto nella chiesa di S. Maria Assunta dal sindaco Isabella Nodari, ha innestato la questione dei diritti umani sul tema «Noie gli altri»,proposto quest’anno dal festival diretto da Francesca Nodari.

«I diritti umani - ha spiegato Semplici dovrebbero anzi tutto garantire lo sviluppo di uno spazio di libertà a tutti gli uomini in quanto individui, salvaguardandoli rispetto alla povertà, alle minacce esterne, alle discriminazioni». Questa è la richiesta elevata da Papa Francesco nel suo viaggio a Lampedusa: «Ha proposto un messaggio di cosmopolitismo istituzionale». Ma già Paolo VI, nella Populorum Progressio del 1967, aveva scritto che «si danno, certo, situazioni la cui ingiustizia grida verso il cielo » quando «popolazioni intere, sprovviste del necessario, vivono in uno stato di dipendenza tale da impedir loro qualsiasi iniziativa e responsabilità, e anche ogni possibilità di promozione culturale e di partecipazione alla vita sociale e politica ». A tali forme di partecipazione si lega la seconda funzione della tutela dei diritti umani: il riconoscimento di una «uguaglianza di comunità». «Non godere di un certo diritto politico o civile implica un’asimmetria di tale riconoscimento». Su questo terreno possono aprirsi dibattiti ad alto tasso di conflittualità. Il relatore avverte: «Un’etica della differenza non deve sfociare in una reciproca incomunicabilità.

È necessario aprire uno spazio in cui l’esperienza di un noi onnicomprensivo non calpesta la storia particolare di una persona o di una comunità, mapone le condizioni per il suo fiorire ». Semplici cita due documenti prodotti dal Comitato di bioetica dell’Unesco da lui presieduto. La Dichiarazione universale sul genoma umano, approvata dall’Onu nel 1997, dichiara che «il genoma umano sottende l’unità fondamentale di tutti i membri della famiglia umana, come pure il riconoscimento della loro intrinseca dignità e della loro diversità». È «patrimonio dell’umanità». La difesa dei diritti umani dunque,osservata attraverso la lente del fondamento naturale della nostra specie, «un universale che genera e tutela le diversità».

Lo ha riconosciuto un mese fa anche la Corte Suprema degli Stati Uniti, sentenziando che il genoma non può essere brevettato. Anche la diversità culturale è tutelata da una Dichiarazione dell’Unesco, adottata nel 2001, che la dichiara «necessaria per il genere umano». Ma la difesa dei diritti umani può porre ad essa dei limiti, quando entri in contrasto con altri princìpi: «All’inizio del 2013 abbiamo emanato un documento sulle implicazioni etiche delle medicine tradizionali. Come avviene con l’infibulazione, talvolta il confronto con certe pratiche mediche può diventare il giudizio sulla pratica di vita di una comunità. Accettare che il rispetto dei diritti umani sia uno degli strumenti più potenti di convivenza non significa dimenticare che non sempre le differenze si possono conciliare».

Informazioni aggiuntive

  • autore: Nicola Rocchi
  • giornale: Giornale di Brescia

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