Partiamo dalla voce di Danielle Cohen-Levinas al Festival Filosofi lungo l'Oglio per esplorare La saggezza del desiderio, il suo ultimo saggio appena pubblicato da Mimesis. Proprio come il nostro corpo ha bisogno di aria nuova per sopravvivere, sottolinea la filosofa, così l'anima reclama l'immissione continua di stimoli esterni: spalancare le finestre sul mondo è l'unico modo per sentirsi davvero vivi. Il desiderio non si doma: ci attraversa. Il latino desiderium - da de "privativo" e sidus "stella" - ci proietta verso "quell'assenza di stelle": ciò che non potremo mai possedere, ma che possiamo contemplare, amare e lasciarci avvolgere. Questa tensione ci arricchisce, perché ci spinge fuori da noi stessi per accogliere l'altro. Si tratta di saggezza, perché uscire da sé è un percorso di scoperta. Non incontriamo gli altri dentro di noi, ma fuori di noi. E non possediamo mai ciò che aneliamo. Non più la malinconia inoperosa che ci paralizza dinanzi all'invisibile, ma una "malinconia operativa" che invita a creare, a esplorare, tessere relazioni autentiche e donare senza trattenere. Un vero cammino di saggezza.
In altre parole, per Danielle Cohen-Levinas il desiderio non è una mancanza, ma la capacità di stare davanti a un vuoto che non potremo mai riempire. È accarezzare l'esistenza, non afferrarla: è un gesto gratuito, rivolto al senso profondo dell'incontro. In un'era segnata dall'individualismo e dall'indifferenza, questa sapienza ci ricorda che la pulsione non è uno spazio da colmare, ma un'energia vitale.