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Venerdì, 18 Luglio 2025 16:30

Filosofi lungo l'Oglio porta Galimberti a Orzinuovi: l'uomo nell'era della tecnica ha ancora un senso?

La questione risuona in una piazza gremita pronta a farsi provocare e ragionare: esiste ancora un orizzonte di senso per la nostra esistenza? Fermarsi, tirare il fiato: ricercare il sé nel mondo.

È partito da qui, giovedì scorso a Orzinuovi nell'ambito del festival «Filosofi lungo l'Oglio», il filosofo Umberto Galimberti . Un'affascinante lezione che ha offerto lucida disamina sulla questione cruciale della contemporaneità: il significato del vivere nell'epoca dominata dalla tecnica.

Semplice, profondo come di consueto, Galimberti lo ha fatto partendo dagli amati greci («L'uomo ha sempre compreso se stesso a partire da un senso della vita»), tracciando una genealogia del concetto nella storia. Per gli antichi tutto stava nella natura: una concezione priva di speranze ultraterrene. L'uomo era consapevole del suo essere «mortale»: è qui che nasce l'«etica del limite» (emblematico il mito di Prometeo incatenato per aver donato la tecnica agli uomini). Nascere, morire: vivere consapevoli della finitudine. Mentre per il Cristianesimo, ha proseguito, «tutto si basava su Dio e la promessa di salvezza», in un disegno provvidenziale dove «il passato è peccato, il presente redenzione e il futuro salvezza», teso al desiderio infinito. Uno schema ricomposto in forma laica nella scienza moderna («Marx e Freud vedevano nel futuro giustizia e guarigione»).

Un cammino proseguito, ha spiegato Galimberti, nell'età moderna, con l'Illuminismo e la fiducia massima nella ragione. Tuttavia, ha ammonito, citando il filosofo Miguel Benasayag: «Il nazismo ha dimostrato che si può pensare in maniera eccellente anche il male». Un paradosso che segna l'avvio dell'«età della tecnica».

E oggi? «La tecnica non è più un semplice mezzo, ma è un mondo che condiziona il nostro modo di pensare e sentire», ha affermato con forza. Siamo immersi in una nuova era dove l'essere umano ha perso ogni forma di senso al mondo. Colpevole è la tecnica che non svela ma «funziona», sradicando i concetti come individuo, identità, libertà, politica. «Senza uno scopo, strappando l'uomo sempre più dalla Terra», citando le parole di uno dei filosofi cari a Galimberti, Martin Heidegger.

La pervasività della tecnologia si manifesta nella sottrazione del potere decisionale nella politica e nell'economia. «La politica guarda all'economia, ma neppure l'economia è l'ultima istanza. Anzi: la finanza guarda alla tecnologia che diventa l'ultima istanza decisionale», ha aggiunto. Tutto perde di senso: la storia e il senso del limite («noi abbiamo scatenato Prometeo»). Nemmeno l'etica ha più potere («non possiamo prevedere gli effetti del nostro agire»).

Allora, che fare? La risposta è scoraggiante. «Siamo diventati funzionari di apparati tecnici: contano solo produttività ed efficienza. Ormai è impossibile ritrovarsi».

Le Video lezioni

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