Assentarsi da sé, ritrarsi dall' urgenza di efficienza, saper stare di fronte al vuoto, anche questo è desiderio. Sembrano concetti in contrapposizione, poiché siamo abituati a pensare al desiderio come elemento detonatore, tuttavia il desiderio per essere tale deve essere inappagato e accettare questa stasi è il primo passo per riappropriarci di esso. L'etimologia della parola "desiderare" deriva dal latino, composta dal prefisso "de" (che indica mancanza, allontanamento) e "sidera" (stella, astro ). Quindi, letteralmente, "sentire la mancanza delle stelle". In sintesi, un ' immagine di qualcosa che non c'è, un'assenza che genera volontà di ritrovamento, per cercare una via durante la navigazione. Siamo perciò in un territorio che si trova a metà con il senso di smarrimento, dove solo attraverso la mancanza si tende al possibile, allo slancio verso un altrove, alla spinta, all'impulso.
È anche a partire da questi temi che la filosofa e musicologa Danielle Cohen-Levinas interverrà a Filosofi lungo l'Oglio giovedì 3 luglio alle ore 21 ad Adrara San Martino (BS), per riflettere di "Io parlo, dunque esisto" in "Variazioni sul pensiero parlante di Franz Rosenzweig e di Emmanuel Levinas".
Anche il noto antropologo David Le Breton parteciperà alla kermesse giovedì 17 luglio alle ore 21 a Roncadelle ( BS ) , con una lectio dal titolo "Esistere: tra forza e fragilità", ma per la prima volta interverrà al festival martedì 9 luglio alle 21 nella cornice di Piazza Garibaldi ad Iseo, a partire dal neologismo "la blancheur", che è «un torpore, un lasciar perdere dovuto dalla difficoltà di modificare le cose». Una fuga da sé, quindi, che è «una ricerca deliberata del poco in un contesto sociale di profusione di oggetti; una passione per l'assenza in un universo segnato da una ricerca sfrenata di sensazioni e di apparenze». Il collegamento tra questi due autori si può scoprire anche in due brevi ma densissimi testi appena pubblicati da Mimesis: quello di Cohen-Levinas si intitola La saggezza del desiderio (pagine 68, euro 10), quello di Le Breton invece Scomparsa del desiderio (pagine 82, euro 10). Ambedue, in qualche modo, rimandano a Platone, per cui il desiderio non mira alla sua soddisfazione, ma a tenere accesa la proiezione delle aspettative di felicità verso ciò che non possediamo.
Dice bene Francesca Nodari nella postfazione a Le Breton, quando spiega le svariate forme di scomparsa che riguardano per esempio gli adolescenti contemporanei, come l'immersione virtuale in termini di astrazione dal mondo, dalla relazione: «Arminio avverte - scrive - che "si rende necessario un radicale ripensamento dell'umano"». «V'è un aspetto della nostra società dell'effimero (Bauman) - continua - che dovrebbe dare da pensare: ci accorgiamo quando, ormai, è troppo tardi dove sta l'"autentica" felicità».
Per desiderare, scrive invece Cohen-Levinas, bisogna essere ispirati, da qui il senso di guardare all'altro, per cercare la felicità nell'incontro, nella relazione: «L'ispirazione, come il desiderio, sono in definitiva delle esperienze poetiche della vita, senza le quali il rapporto dell'uomo con il mondo sarebbe svuotato di ogni contenuto». Tutto ciò, a maggior ragione in una società in cui, come dice Le Breton, si impongono l'urgenza e la velocità: «Non è più sufficiente nascere o crescere, bisogna ormai costruirsi continuamente . [...] Il compito di essere un individuo - conclude è arduo, soprattutto se si tratta di divenire sé stessi».