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Martedì, 27 Maggio 2025 00:21

LA TENEREZZA ci cambia la vita

Andiamo oltre i facili sentimentalismi e le illusorie romanticherie. La filosofia contemporanea dà valore e concretezza a questo sentimento positivo, considerandolo basilareper abitare in un mondo più lieve e gioioso per tutti.

Nella tenerezza c'è una forza sovversiva, sosteneva Papa Francesco negli anni del suo pontificato. Uno spunto ripreso qualche tempo fa dalla filosofa e teologa Isabella Guanzini, che ha portato avanti una ricerca sul tema, sfociata nel saggio Tenerezza: la rivoluzione gentile del potere (Ponte alle Grazie). Un libro, uscito recentemente in versione aggiornata,che propone una lettura decisamente inedita di questa "categoria del cuore; così come siamo abituati a considerarla. La tenerezza, infatti, nell'interpretazione dell'autrice si allontana dai cliché cli sfondi romantici, frasi sdolcinate, sentimentalismi struggenti o utopistiche fughe dalla realtà per dare corpo (e anima) a una virtù che lascia gli spazi dell'intimo e occupa quelli collettivi. Perché, come diceva il defunto Pontefice, è il primo passo, necessario per "superare il ripiegamento da se stessi, per uscire dall'egocentrismo che deturpa la libertà umana". Starbene ha intervistato Isabella Guanzini, che sarà ospite al prossimo Festival "Filosofi lungo l'Oglio', in calendario dal 5 giugno, per saperne di più sul potere vero e percorribile della tenerezza.

Che spazio c'è, oggi, per la tenerezza?

Pochissimo, tendiamo a svuotarla del suo significato autentico. Da una parte, c'è una sorta di pudore diffuso nei confronti di questa parola, che viene confinata nel privato, nell'intimo, nei rapporti familiari, priva di qualsiasi valore politico. Dall'altra, viviamo in tempi che perseguono un'immagine,
sia maschile che femminile, molto prestazionale, muscolare, in cui conta solo il senso di prevalere sull'altro, di essere duri, altrimenti si resta indietro, si resta esclusi. Nella costellazione attuale, quindi, parlare di tenerezza per me diventa quasi una"protesta" proiettata a ridare il giusto valore a questo termine. Anche perché rappresenta il grande bisogno della nostra società, per potere vivere e entire in un mondo comune.

Eppure, le nostre conversazioni sono piene di espressioni "tenere"...

Si, è una deriva comunicativa che parte dallinguaggio pubblicitario, dal marketing e relega questo modo di sentire a una reazione che non ha alcun aspetto né sociale né politico. Una specie di empatia melliflua che
non rende giustizia alla profondità della tenerezza. Questa, però, non è un'emozione ma un affetto molto profondo.

Che paradigma descrittivo ha?

Nella mia ricerca, evito qualsiasi definizione diretta di questo fondamentale dell'essere umano. Al limite, propongo una via d'avvicinamento pertinente. Per me, la tenerezza come categoria filosofica non è tanto esperienza di un sentimento di benevolenza nei confronti dell'altro, quanto di una forma di sensibilità particolare verso i segni che vengono dalla fragilità della vita.

Cioè?

È la percezione della vulnerabilità, della caducità di tutte le cose. La tenerezza ha, soprattutto, la capacità di farci entrare in contatto con la propria finitezza e di farci sentire quella dell'altro. Ci permette, perciò, di accogliere e non rimuovere la condizione di mortalità della vita e delle sue transizioni fuggevoli. È "sentire" la consistenza della realtá per come è, delicata e sfuggevole, e tutti ne siamo avvolti. Se siamo coscienti di ciò cambia il nostro incontro con il mondo.

In che modo?

Il linguaggio poetico ci può aiutare a capirlo, con Mariangela Cualtieri che verseggia: "com'è gentile e breve il tempo che resta. Poi saremo scie luminosissime. E quanta nostalgia avremo dell'umano. Ma non avremo le mani. Non potremo fare carezze con le mani". A mio conto, sono frasi che rappresentano la quintessenza dell'espressione della amorevolezza non retorica, quella che accende la cura dell'altro. Ci dicono infatti che non abbiamo molto tempo per stare insieme, per trattare l'altro in modo umano, che sia il figlio, il genitore, il collega o l'amico, il marito o la moglie. Quindi, perché sprecare energiein asprezza, ferocia, indifferenza? E questo che contraddistingue la tenerezza, cioè la presa di coscienza che siamo mortali, cosa che non sempre ci è presente e nemmeno immediata.

I suoi effetti?

La tenerezza non è una risposta emotiva né tantomeno uno sfondo decorativo della nostra esistenza, ma una vera e propria lucidatura delle lenti che disarma l'io, e le sue pretese totalizzanti, eccessive. In più, ci porta ad accettare di convivere con l'idea della finitezza delle cose anche belle. Con l'immagine della farfalla che svolazza poche ore prima di morire, quindi, cerchiamo di capire la bellezza distare con una persona, di godere di un paesaggio, di allargare le nostre conoscenze. La tenerezza è un sentimento non solo interpersonale ma riguarda anche il rapporto con le cose, con la natura, con gli animali Non è un caso che la crudezza del tempo presente, che hafatto del mondo un posto di aggressione (tutto deve essere conquistato, tutto queste essere controllato, tutto deve essere misurato), venga rivoluzionata dalla tenerezza,chelo interpreta diversamente:non come punto di attacco ma punto di risonanza del nostro modo di agire.Essere"morbidi" non significa solo accogliere la realtà, malasciarsi chiamare dalla realtà, cioè diventare sensibili ai segni di senso, alla meraviglia dell'universo circostante che è possibile incontrare nella nostra esperienza terrena.

È una forza rigenerativa, quindi?

La tenerezza non è astratta, ma si concretizza in qualsiasi gesto gentile che pratichiamo. In ufficio, al supermercato, in metropolitana: è li, in ogni spazio collettivo, che con le nostre azioni si costruisce la polis, cioè il vivere comune. In questo senso, la tenerezza è una virtù civile, direi politica, necessaria ad abitare in modo più solidale il mondo.Può cambiarlo, insomma.

L'ha descritta come"una rivoluzione del potere gentile"...

Il reciproco intenerirsi e affezionarsi porta a praticare una forza che preme su traiettorie individuali troppo concentrate su se stesse, per risvegliarle e renderle flessibili e disponibili all'incontro: è una piccola deviazione dalle nostre asperità, capace di curvaci nella direzione dell'altro.Per questo, la tenerezza è generativa, trasforma il pensiero del sentirsi vicini a qualcuno in gesti reali che mostrano il lasciarsi coinvolgere dalla vita dell'altro, partecipare, condividere, instaurando un contatto che aiuta a riscoprire il senso dei legami sociali. La tenerezza è il livello base della socialità, in cui ciascuno lasciala propria impronta sul corpo e sull'anima dell'altro, in un lavoro infinito di costruzione del comune.

Ci salverà?

Non voglio dire che la tenerezza ci possa salvare da ogni durezza. Però, noisiamo al mondo grazie a un gesto di tenerezza, di nostra madre che ci ha accolto, dell'ostetrica che l'aiutata a partorire, delle infermiere che ci hanno "lavato". Questo dobbiamo ricordarcelo:siamo tutti venuti dalla tenerezza. Quindi si può anche pensare che solo attraverso leila vita possa sprigionare la sua vera potenza. Perché crea una socialità gioiosa che resiste all'oppressione, alla paura, alla separazione.

Le Video lezioni

Sul nostro canale youtube puoi trovare tutte le video lezioni del nostro Festival di Filosofia.