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Domenica, 23 Luglio 2023 19:01

Da 18 anni attivi sul territorio, ora la nuova casa dove «osare far cultura»

VILLACHIARA. Si candida a diventare il nuovo polo culturale, dell'area bresciana e non solo. Un luogo in cui «osare fare cultura» può essere preso a motto dell'operare di quanti vi sono e saranno coinvolti, a cominciare dalla presidente Francesca Nodari, per abbracciare illustri relatori e, infine, la comunità intera. È la nuova sede della Fondazione Filosofi lungo l'Oglio, sita presso la cascina Le Vittorie di Villachiara, che venerdì è stata inaugurata alla presenza di molte autorità con una festa-evento per celebrare il 18° anniversario del Festival.

«Questa Fondazione - ha affermato Francesca Nodari - in un certo senso costituisce l'immagine plastica dell'Osare, tema del festival 2023 e punto di riferimento per gli oltre trenta Comuni limitrofi: pensiamo a un bacino di circa 100mila presenze, perché fare cultura e farla insieme è fondamentale. Siamo lieti di aver realizzato il nostro sogno e di aver individuato in un luogo, che è stato in passato uno stallo per i buoi, uno spazio dove si coltiva cultura e si fa comunità». Il progetto di ristrutturazione dell'immobile, dell'arch. Andrea Benedetti, si è aggiudicato un finanziamento nell'ambito dell'avviso Pnrr Architettura rurale Regione Lombardia, ed ha richiesto «un considerevole investimento economico, che perla sua rilevanza sarebbe necessario venisse integrato con il contributo e con le donazioni di illuminati sostenitori».

Il bilancio. Il Festival Filosofi lungo l'Oglio, nato nel 2006, ha ospitato circa 300 lezioni su temi di filosofia, etica, antropologia, psicologia, etnologia, religione, dialogo ebraico-cristiano, con oltre cento diversi pensatori e pensatrici, condivisi con più di un milione di persone. Pur mantenendo la manifestazione la sua pe culiarità itinerante, la nuova sede della Fondazione sarà a disposizione del pubblico con eventi e presentazioni durante tutto l'anno.

Fulcro della serata di venerdì è stato il convegno «Osare fare cultura», moderato dal giornalista Tonino Zana, nel corso del quale si sono confrontati la filosofa Nodari, la psicologa Maria Rita Parsi, madrina storica del Festival, e padre Enzo Bianchi, una delle voci monastiche più ascoltate della contemporaneità. Sulla parola «grazie» e sul «bisogno di maestri» ha focalizzato il suo intervento Francesca Nodari: «In un mondo in cui tutto è dovuto, accelerato, così poco umano, abbiamo bisogno di riappropriarci della nostra umanità. Diciamo "no" al dualismo cartesiano per ribadire l'unità psico-fisica e per dire "sì" all'altro, ringraziarlo perché la mia identità passa dalla sua alterità». Il ricordo è andato quindi ai tanti maestri di pensiero che hanno attraversato questi 18 anni lasciando «una luce fortissima», da Amo s Luzzato a Paolo De Benedetti, da Marc Augé a Bernhard Casper, fino a Giuseppe Laras, Emanuele Severino, Roberta De Monticelli e tanti altri. «Vogliamo osare ha aggiunto Nodari scom- mettendo nella relazione, donando la propria fiducia e mettendosi in gioco». «Osare ha commentato a sua volta Maria Rita Parsi non è sfidare il futuro, ma fidarsi del meglio che siamo per battere il peggio che alberga in ciascuno di noi. Il vero nemico è non avere strumenti di conoscenza di sé e dell'altro e, sotto questo aspetto, l'inconscio non perdona».

Tocca il tema della decadenza dell'umanesimo occidentale padre Enzo Bianchi: «Dopo la caduta del Muro di Berlino si poteva imboccare una strada di ricostruzione del pensiero europeo, ma non si è voluto fare questa scelta e la cultura europea è diventata sempre più debole, impoverita. Se avevamo un'autorevolezza nel mondo, questa era data dal nostro pensiero; il vero problema, oggi, è il venir meno di un umanesimo, che non sa più portare un messaggio neanche alle altre culture, per entrare in un dialogo arricchente per loro e per noi. Il pluralismo conclude il fondatore della comunità di Bose è stato la nostra forza -; dovremmo recuperare una parola ospitale che accolga gli altri».

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