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Mercoledì, 11 Luglio 2018 23:34

Mons. Paglia: «Reimpariamo ad essere Noi»

mons. Vincenzo Paglia a Orzinuovi mons. Vincenzo Paglia a Orzinuovi

Ha l’aria del parroco di campagna, mons. Vincenzo Paglia, perché è stato parroco di campagna, perché conosce il valore dei pastori della provincia e della città e sa bene come loro vanno incontro agli altri.

Fosse per la forza di tanti parroci di campagna, il suo libro, che viene di fatto sfogliato nella grande piazza di Orzinuovi, l’altra sera, in uno degli eventi più ragguardevoli dei Filosofi lungo l’Oglio di Francesca Nodari, non sarebbe stato scritto, o, meglio il titolo sarebbe stato cambiato, da «Il crollo del noi» alla «Vittoria del noi». Lo saluta per la municipalità, l’assessore Michele Scalvenzi, che rende il tributo d’onore alla bellezza del Festivale sul fronte della chiesa lo saluta mons. Baronio, citato nel libro di Paglia e conoscitore delle anime di contrada dove si trova subito il noi e non se ne può fare a meno.

L’introduzione di Francesca Nodari è ricca di analisi e molto corretta nel racconto della storia del personaggio. Mons. Paglia, arcivescovo, è presidente della Pontificia Accademia per la Vita e gran cancelliere del Pontificio Istituto Giovanni Paolo II. Tra l’altro è postulatore della causa di Canonizzazione del vescovo Romero. Molto vicino a Papa Bergoglio, ne riceve confidenze molto umane, come quella che viene narrata nella piazza orceana: «Papa Francesco nei giorni in cui è salito al soglio pontificio, mi diceva che non avrebbe voluto vivere nei grandi saloni del Vaticano attribuiti al Papa. Sceglierò Santa Marta, mi disse, lì riesco a parlare con gli altri sacerdoti, li guardo,li ascolto e vengo ascoltato... ».

Crisi. Il crollo del noi è il paradigma, in carne e in spirito, della crisi universale da cui deriva la crisi del sistema sociale ed economico. C’è attenzione su quel "Noi" e, non a caso, il libro esposto nella bancarella che accompagna, sempre il Festival, va a ruba.

Mons. Paglia si pone accanto a Enzo Bianchi, qualche giorno fa autore di una bellissima relazione nella Cattedrale di Asola; e lo stesso padre Bianchi è accanto a Paglia che riflette nella piazza bresciana. Entrambi fanno appello al recupero della Fraternità. La si può riconquistare, mettendo al centro la persona, una Fraternità oscurata dalla virtualità della comunicazione di massa. Papa Francesco - ricorda mons. Paglia - spesso ci incita a non chiuderci nelle sagrestie ad andare incontro agli altri, a rinnovare il Noi. È un valore l’individuo, ma guai a chiuderlo in un recinto, a coprirlo di se stesso e a non considerare la potenza redentrice dell’altro, nella costituzione di quel noi che risolve le pene e ci rende liberi di salire verso l’alto.

Laicità. Mons. Paglia entra sul terreno storico dei Costituenti e mostra come le laicità nobili abbiano ascoltato il valore immenso del Noi, quel Noi in grado di mettere insieme diverse culture per stabilire le regole sui diritti e doveri del futuro cittadino. «Alla fine dei lavori dell’assemblea Costituente - annota mons. Paglia - Benedetto Croce - pensatore liberale e laico senza essere laicista, è lui a scrivere il saggio "Non possiamo non dirci cristiani"-invita tutti i padri costituenti a intonare il" Veni Creator Spiritus", riconoscendo l’ispirazione misteriosa venuta a illuminare il concerto dei pensieri, l’armonia finale di una sintesi sulla più grande regola laica del vivere. In crisi - continua mons. Paglia - è quel Noi della famiglia finita nel cestino della convinzione ad essere immortalmente giovani, evitando la bellezza della fatica genitoriale: tutti ci chiudiamo in noi stessi, va in crisi la famiglia. «Ho commissionato un’indagine sui giovani che vanno verso il matrimonio - dice - e pochi anni fa questi giovani desideravano vivere la vita, per sempre, insieme ad una sola persona. Oggi non succede».

Invita i genitori a educare i figli alla dolcezza della fedeltà e, così come la famiglia, va recuperata la scuola. Mentre si allontana, non dimentica di coltivare la memoria del prossimo Santo Paolo VI: «Il Papa lo ama. Brescia assomiglia a Montini. Qui si respira la cultura della concretezza. Paolo VI la emanò senza la minima ostentazione. Accese lo Spirito con l’ispirata profondità della sua sapienza culturale».

Oggi, 11 luglio, il Festival prosegue a Villachiara, alle 21,15 all’Azienda Le Vittorie, via Vittorie11 ( in caso di maltempo nella Chiesa S. Maria Assunta, piazza Vittorio Emanuele II ad Orzinuovi): Umberto Galimberti parlerà sul tema «Cosa condividono genitori e insegnanti».



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