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Visualizza articoli per tag: Francesca Rigotti

Si intitola «Manifesto del cibo liscio. Per una nuova filosofia in cucina» (Interlinea, 12 euro) l’ultima fatica (presto in libreria) di Francesca Rigotti,nota docente di Dottrine politiche all’Università della Svizzera italiana.

Pubblicato in Rassegna stampa
Giovedì, 26 Giugno 2014 14:33

Fede, onestà e fiducia

«L’uomo non può vivere senza una perenne fiducia in qualcosa d’indistruttibile in sé, la qual cosa non esclude che, sia tale fiducia, sia quell’elemento indistruttibile, gli possano restare perennemente nascosti.Uno dei modi coi quali può esprimersi questo nascondimento è la fede in un Dio personale».

F. Kafka, Quaderni in ottavo

Pubblicato in Comunicati Stampa

È appena giunto in libreria «Onestà» (Cortina, Milano, 160 pp., 12 euro), l’ultima fatica di Francesca Rigotti - docente di Dottrine politiche all’Università della Svizzera italiana - a cui si deve il grandemerito di aver messo capo a una eccellente ricognizione di un concetto fortemente connotato da un punto di vista etico e paradossalmente poco indagato dai filosofi. Per l'occasione abbiamo incontrato l'Autrice.

Pubblicato in Rassegna stampa

La Corte Margherita, nella Corzano della campagna estiva, l’altra sera era un terzo del paese, 500 anime pensose dietro alla grande carovana dei Filosofi lungo l’Oglio guidata dalla dott.ssa Francesca Nodari, così da stupire pure una prof. addestrata al pubblico come Francesca Rigotti, simpatica anche in un’ironica lamentazione sul contingentamento delle donne, sempre più poche dopo l’addio della stella Margherita Hack.

Pubblicato in Rassegna stampa
Sabato, 29 Giugno 2013 13:09

GLI ALTRI: INFERNO O PARADISO?

Dopo l’affollatissima lezione magistrale di Massimo Cacciari su Il prossimo e il nemico, continua il serrato itinerario filo-rivierasco dell’ottava edizione del Festival Filosofi lungo l’Oglio.

Pubblicato in Comunicati Stampa
Martedì, 28 Maggio 2013 13:27

Francesca Rigotti

Francesca Rigotti è nata a Milano nel 1951 e si è laureata in Filosofia nel 1974. È stata docente presso la Facoltà di Scienze Politiche dell’Università di Göttingen, visiting fellow al Department of Politics dell´Università di Princeton e docente all´UZH. Attualmente è professoressa di Dottrine politiche presso l’Università di Lugano. La sua ricerca è caratterizzata dalla decifrazione e dall’interpretazione delle procedure metaforiche e simboliche sedimentate nel pensiero filosofico, nel ragionamento politico, nella pratica culturale e nell’esperienza ordinaria.

Tra i suoi libri recenti: La filosofia delle piccole cose, Interlinea, Novara 2004; Il pensiero pendolare, Il Mulino, Bologna 2006; Il pensiero delle cose, Apogeo, Milano 2007; Gola. La passione dell’ingordigia. I 7 vizi capitali, Il Mulino, Bologna 2008; Asini e filosofi, (con G. Pulina), Interlinea, Novara 2010; Partorire con il corpo e con la mente. Creatività, filosofia, maternità, Bollati Boringhieri, Torino 2010; La filosofia in cucina. Piccola critica della ragion culinaria, Il Mulino, Bologna 2012; Senza figli. Una condizione umana, (con D. Demetrio), Raffaello Cortina, Milano 2013; Nuova filosofia delle piccole cose, Interlinea, Novara 2013; Gli altri. Inferno o paradiso?, intr. e cura di F. Nodari, Massetti Rodella, Roccafranca 2013; Un posto al sole. Filosofia di una soap opera, Mimesis, Milano 2013; Metafore del silenzio. Il silenzio per immagini, Mimesis, Milano 2013; Onestà, Raffaello Cortina, Milano 2014; Venire al mondo (con M. Veladiano), Il Margine, Trento 2015; Manifesto del cibo liscio. Per una nuova filosofia in cucina, Interlinea, Novara 2015. I suoi saggi sono apparsi su numerose riviste italiane e straniere. Svolge attività di consulenza editoriale e di recensione libraria, soprattutto per «Il Sole 24Ore».

Pubblicato in I FILOSOFI
Domenica, 30 Giugno 2013 23:00

Francesca Rigotti

Gli altri: inferno o paradiso?

«E l’altro, come sguardo, non è che questo: la mia trascendenza trascesa».J. P. Sartre, L’Essere e il Nulla

ore 21:15 - Corte Margherita, via Curzio Corzano (Bs)
(in caso di pioggia presso la Chiesa Parrocchiale S. Martino Vescovo sita nella medesima via)

Pubblicato in EVENTI

Capire l’importanza «filosofica » delle...Piccole cose. È questo il titolo della lectio magistralis che Francesca Rigotti, docente di Dottrine Politiche presso l’Università di Lugano, terrà sabato 15 settembre, alle 10, a piazzale Re Astolfo a Carpi, nell’ambito della XII edizione del Festivalfilosofia. Prof.ssa Francesca Rigotti, nel suo libro Filosofia delle piccole cose (Novara, Interlinea, 2004), mette in discussione il pregiudizio secondo il quale la filosofia dovrebbe occuparsi solo di cose, per così dire importanti, epocali.

Su che cosa si fonda un tale luogo comune? E ancora: cosa si deve intendere per cosa? Partiamo dal secondo punto: il nome cosa, derivato dal latino causa, che ha sostituito il termine classico res, indica tutto quanto esiste, nella realtà e nell’immaginazione, di concreto e di astratto. Lo dice anche il nome comprensivo che usiamo per indicare tutto ciò che c’è: la «realtà», dal latino medievale realitas, ovvero l’insieme delle res. Le cose sono oggetti, masserizie, quanto ci serve per i bisogni della vita come la ResPublica,cosa di tutti. Agli albori della cultura, vennero introdotti confini che ne elevarono alcune verso l’alto, schiacciandone altre verso il basso. In alto, vennero poste le attività pubbliche, esercitate dagli uomini (maschi) liberi: guerra e politica, giurisprudenza ed economia.

In basso, le cose di casa: le cose da donna, le piccole cose. In polemica con tale visione, abbiamo provato a scombinare le gerarchie e a mettere le cose piccole in posizione centrale. In alcuni miei saggi scrissi in chiave filosofica di brocche e di scope, di porte e cestini della carta. Al Festivalfilosofia eserciterò un’operazione ancor più azzardata: presenterò un’ontologia dello scolapasta, dal momento che il logo scelto dalla direzione del Festival, per le cose, è l’immagine di uno di questi attrezzi da cucina( di quelli vecchi, di alluminio, coi manici di bachelite e tante rose di sette buchetti ognuna) illuminato dall’interno. In che senso lo sguardo fenomenologico è un’educazione all’umiltà e alla sobrietà? E in che modo si perviene alla valorizzazione delle piccole cose? Si tratta di uno sguardo che procede all’osservazione delle cose piccole secondo un metodo preciso e seguendo l’esempio di Socrate, che aveva l’abitudine di girovagare per la città discorrendo col calzolaio della scarpa, col vasaio della pentola, con il falegname del letto. Si prende dunque, dice la mia ricetta, un oggetto umile e si cercadi considerarlo «fuori d’ogni abitudine percettiva, di descriverlo fuori d’ogni meccanismo verbale logorato dall’uso », come scrive Italo Calvino del modo di fare poesia delle cose di Ponge. In questo modo si può parlare del pane, delle forbici, della scopa. Il segreto è fissare d’ogni cosa l’aspetto decisivo e costruire attorno ad esso il discorso.

Così l’ontologia dell’ombrelloci dice che esso è quella cosa che si dimentica, come scrive Nietzsche ripreso da Derrida, e che la scopa è la cosa che sta nell’angolo, a detta di Wittgenstein. E lo scolapasta? Lo scolapasta è ciò che fa uscire qualcosa dai buchi. Ma non necessariamente e non solo l’acqua di cottura; fa uscire anche luce, ricordi, pensieri. L’ontologia dello scolapasta ci dice che èuna cosa coi buchi,ma anche piegata ad arco, tondeggiante, ricurva. Lei, filosofa con quattro figli,ha ribaltato, in un altro suo saggio, «Partorire con il corpo e con la mente» (Bollati Boringhieri, Torino 2010), un altro luogo comune legato all’inconciliabilità tra«cuore di mamma» e «testa di mamma », mostrando come le cure domestiche attivano un sensorio estetico e morale che, lungi dall’ostacolare la riflessione, offre un prezioso vantaggio speculativo.

In che termini vi sono nei Suoi libri dei rimandi autobiografici? Ci sono sì rimandi autobiografici, ma non soltanto relativi alla mia condizione di madre. Il più importante infatti, quello decisivo, riguarda semmai l’esperienza dell’emigrazione in Germania. È come se l’essere andata lontano, abbia distrutto la gerarchia dell’ordine universale; è come se quel distacco mi abbia permesso di filosofare su tutto: sui gesti quotidiani, sulla scrittura, sulla porta, sull’ombrello e la pentola, le forbici, il pane. Come se una specie di «libertà del migrante » abbia favorito il passaggio dal tema obbligatorio, le cose grandi della filosofia politica, alle cose piccole della vita quotidiana.

Rimandi autobiografici che hanno condotto a operazioni simili sono presenti anche in quel libro che lei cita, dove ho cercato di dimostrare che l’essere madri offre un vantaggio speculativo: nella testa di una mamma sono presenti straordinarie capacità di programmazione, coordinamento e organizzazione; c’è una solida impalcatura di sostegno e di controllo in grado di organizzare e gestire molte cose in una volta, la preziosa «testa di mamma» accanto al più noto e melenso «cuore di mamma».

Pubblicato in Rassegna stampa
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