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Venerdì, 10 Giugno 2016 03:20

Con il dono del Figlio «in principio era la Gratuità»

Massimo Donà, per Filosofi lungo l'Oglio, sull'offerta suprema e, di contro, l'ambiguità dell'elargire

ROVATO. L'altra sera, la sala del Pianoforte del municipio di Rovato accoglieva centinaia di appassionati dei Filosofi lungo l'Oglio. Venivano su dalle contrade suggestive di una Rovato bella e poco conosciuta, prendendo le residualità di un temporalone gratuito (avrebbe potuto lasciarci in pace, stare al suo posto, visto che ci aveva martellato per giorni e giorni...). Proprio di quella gratuità inutile, per dirla con il prof. Massimo Donà, docente di
Filosofia Teoretica, lì a spiegare le furbizia della parola, la mistificazione del donare con nascosto il doppio senso dell'elargire, io ti do, però non dimenticare un giorno dovrai restituire, io ti lego e ti sequestro nel mio dono, quasi ti corrompo.

Titolo ineludibile: «In principio era la Gratuità», prendere o lasciare. Donà non lascia spazio alla presenza di un donatore e di un ricevente completamente vergini del dare per avere, liberi e basta. Liberi di donare, liberi di amare. Il prof. Massimo Donà è implacabile: un conto è la gratuità in cui si riceve senza chiedere, un altro è ciò che è gratuito in quanto superficiale, inutile.

Trappole. Dopo la prima lezione del sociologo De Masi, visionario assertore di un tempo finalmente felice in cui potremo sviluppare una civiltà della gratuità, Donà si è messo quasi militarmente di traverso e ha invocato concentrazione sulle trappole della Gratuità, sulle reciprocità finte allorchè esiste un donatore e uno che prende il dono, parandosi contro eventuali teorici del buonismo, scegliendo una lezione titolata, sviluppata, creduta inperfetta sintassi biblica.
Solo camuffato, benevolmente, questo suo biblismo, da un'esposizione brillante per simpatia di tracce plurime e buttate qua e là e infine riprese alla maniera del pescatore, e per l'accordo gentile tra musica della parola e pesantezza del significato. «In principio era la gratuità» e non esiste un dono inteso come tale, libero e solenne, che non si riferisca, anzi riceva il senso morale e indiscutibile della sua pulizia etica se non si forma al primo
dono, quello di Dio all'umanità, il dono del figlio per la redenzione degli uomini. Ogni dono viene e si rispecchia dalle nuvole dell'Empireo di Dio e si staglia sulla sofferenza atroce del Golgota. Il mattino dopo inizia la consapevolezza di una imitazione scelta di quella primaria Gratuità divina.

Voce «jazzistica». Il prof. Donà si aiuta con la voce jazzistica, alta e bassa, tonante e subito dopo suadente, proprio per non spaventare l'ascoltatore: come a dire, la Gratuità, amici, questa Gratuità che discende da Dio non fa paura, allieta e sente di musica buona.
Gli hanno aperto una corsia di scorrimento lungo un'autostrada ch'egli ama, uscendo
ed entrando da ogni barriera per amore della fantasia e della libertà espressiva, l'assessore Simone Giovanni Agnelli, il quale ha invocato il ritorno alla centralità gravitazionale del volontariato, e la star autentica di questo evento di undici anni, star di fatica e di lungimiranza, la presidente-direttore Francesca Nodari, lì a dettare l'avvio: senza gratuità non potremo sperare in una società di pace, il bivio si stringe e in fondo c'è
la caduta. Massimo Donà danza sulle note dell'Antico e del Nuovo testamento e principia secondo un dettato-dogma per cui il dono è tale soltanto se si riferisce al dono supremo e primario che è il dono di Dio all'umanità, il dono del figlio sacrificato per la redenzione di noi tutti disgraziati peccatori. Punto. Osi crede a una gratuità che discende dal Trono dei
Troni oppure noi ci giochiamo doni e controdoni per stare a galla, per vivere una vita di ambiguità, per avere secondo uno schema mercatale ormai fuori gioco.
Stasera Enzo Bianchi. I Filosofi proseguono. Ieri sera è toccato al prof. Stefano Zamagni alla Confartigianato di Brescia (ne riferiremo domani), stasera all'auditorium San Fedele di Palazzolo (piazza Zamara) arriva Enzo Bianchi.

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