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Giovedì, 02 Luglio 2015 10:03

«Don Chisciotte consola chi soffre per assenza di libertà»

BARBARIGA. Il pane del martire scuote il giorno di noi abbondantemente sfamati. Martedì sera, i Filosofi lungo l'Oglio stanno nel gran e corti e i Barbariga.

È dedicato a Padre Luigi Andeni, missionario in Africa, ucciso per garantire il pane del corpo e dello spirito. L'assessore Vito Lussignoli insegna la sacralità del posto, il direttore del Festival, Francesca Nodari, riporta tutti a salutare la terra della pianura, all'origine del viaggio del sapere e del nutrire; il prof. Armando Savignano filosofo specialista negli studi su don Chisciotte, s'incanta, come il suo personaggio, a scrutare una luna piena e la indica a noi, di nuovo tanti, che non la vediamo, essendo con le spalle rivolte a settentrione e quasi vorrebbe descriverla. Come se lui fosse don Chisciotte e noi quel Sancho a cui insegna la bellezza della natura e subito dopo «La fame della fama», i pericoli della vanità, la lussuriosa avidità dell'io dei letterati, l'inconsistenza del mettersi addosso luce artificiale.

Il tema. «La fame della fama» è la lezione del filosofo in questa sera ai piedi di luglio. L'organizzazione dei Filosofi lungo l'Oglio avrebbe, ora, fame i scuro, perché lo stare in luce e senza luce, come in questo interminabile crepuscolo, un poco disorienta. Se si intende accedere al chiaro, prima serve il buio. Il prof. Savignano toglie dal lato più comodo della sua borsa, il totem di don Chisciotte, lo studio di Unamuno e li muove con pazienza crescente. «Don Chisciotte - dice - raddrizza i torti, dà da mangiare agli affamati e da bere agli assetati. Soprattutto, consola chi soffre per l'assenza di libertà».

Libertà. La libertà è l'ingrediente della vittoria sulla fame, altrimenti la fame torna e logora, diversamente la fame non è mai sazia. La libertà vince la fame. Il prof. Savignano osserva la luna piena, parla del sacrificio del martire, di padre Luigi Andeni, disegna i gradi della fame: il primo stadio riguarda la fame fisica, quindi si sale verso la fame della fama e infine, liberatoria, si manifesta la fame di infinito, la fame delle cose ultime.

Infinito. Il senso della vita si illumina quando entra nel grande orto sconosciuto dove la libertà coltiva la fame di infinito. Come si raggiunge? Il pensatore invita a non la-sciarsi andare, a non stendere il mantello a terra, passando il tempo a sfogliare le troppe regioni dell'impero del dubbio, piuttosto, leopardianamente, sarebbe già meglio il rimedio della fratellanza tra amore e morte. Leopardi, del resto, quando svela il «finito» dell'uomo rispetto all'«infinito» patteggia con la fine e bilancia la potenza della morte con la fratellanza della compagnia umana. Oggi, conclude il filosofo, dobbiamo abbattere la fame di fama, il pavoneggiarsi dei finti intellettuali, quei pensatori del diverso ad ogni costo pur di primeggiare. Dobbiamo, invece - prosegue Armando Savignano nell'incontro a Barbariga -, innalzare il vessillo del mistero che ci rende forti nella libertà e nel rispetto dei sacrifici autentici, del finire al momento, per rinascere nel cielo della riconoscenza umana e spirituale.

Padre Andeni. Padre Andeni torna qui, tra questo cortile del-la terra vinta dalle fatiche dei contadini e quella luna sempre più gravida di un colore chiaro e ogni tanto pulito dai colpi di cotone di una nuvolaglia estenuata di afa, anche lassù. Don Chisciotte cammina lento con Sancho verso Erbusco, prossima tappa dei Qualcuno lo sente re c e vuo e conoscere Francesca Nodari, «poiché il popolo dei mulini a vento è uguale al popolo delle terre piane che vedo qui. "Sancho, dammi il suo numero di cellulare che questa sera la chiamo"».

Informazioni aggiuntive

  • autore: Tonino Zana
  • giornale: Giornale di Brescia

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