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Mercoledì, 11 Febbraio 2015 15:26

«Cattolicesimo ed ebraismo, una benedizione reciproca»

Conoscere la Shoah per non trovarci a riviverla, dice l’assessore Fiorenza Gardoni, presentando, l’altra sera,alla Rocca di Orzinuovi, Francesca Nodari, leader dell’evento estivo dei Filosofi lungo l’Oglio e di questo invernale sulla questione del genocidio ebraico.

Ospite è il biblista professor Luigi Nason, monsignore milanese. Affronta il tema, «Dalla teologia della sostituzione alla riscoperta delle radici comuni». Tema centrale nella conduzione di questo Festival della Memoria che si concentra su un affaire culturale apertissimo, «Tra vecchio e nuovo antisemitismo», teso a decifrare i passi avanti e ipassi indietro di questo dialogo-silenzio tra cristianesimo ed ebraismo.

Sullo sfondo della Rocca orceana, nel cuore di una struttura difensiva, ogni tanto paiono comparire le frasi scioccanti del filosofo Heidegger, di cui si pubblica, in queste settimane, parte di quei «Quaderni neri», dove, il filosofo di tanti filosofi perde la coscienza di sè e dichiara che Auschwitz non fu altro che l’autoannientamento degli ebrei, una purificazione derivata dall’uso del livello inaccessibile della specializzazione ebraica nella tecnica. Le camere a gas sarebbero pensate! - l’effetto della modernità e del tecnicismo ebraico, venendo di nuovo a incrociare una delle maledizioni che l’uomo procura all’uomo quando sostituisce il carnefice con la vittima.

Ora,i seguaci e gli studiosi di Heidegger fuggono da ogni parte e alcuni dichiarano che il vero coraggio dialettico è quello di non fuggire da simili affermazioni. Più onestala riflessione di Severino che invitaa mettere in disparte, più o meno ad applicare a questi «Quaderni Neri» di Heidegger il miglior esercizio della memoria: dimenticare.

Dunque, il nostro monsignor Luigi Nason dichiara franchezza e procede sulla linea del«senzase esenzama». Mostra la secolare e improvvida dimensione cristiana ad esercitare manipolazioni raffinate sui testi biblici e a trasformare in cristiano ciò che è ebraico. Analizza i testi di Agostino, Giustino e Grisostomo e incentra l’attenzione sul fascino dei cristiani nei confronti dell’ebraismo. Unfascino che il mondo ebraico legge costantemente come un tentativo della chiesa cristiana a convertire l’ebraismo,così che esso diventa bravo e buono soltanto se promette una lenta e inesorabile sottomissione. Le cose cambiano, non moltissimo, afferma Nason, avvicinandoci ai nostri ultimi due secoli. Allora le radici si ritrovano e la peculiare testimonianza ebraica riassume importanza e le culture dell’ebraismo e del cattolicesimo debbono essere intese come una benedizione reciproca. Il relatore invita ad accelerare il corso del dialogo tra ebrei e cristiani e offre un esempio, un aneddoto al pubblico,la scelta pedagogica di Francesco de Sanctis, già ministro della Pubblica Istruzione che consigliava ai docenti di scegliere due testi importanti, ebraico e cristiano, il Qoelet e il libro di Giobbe.

In altri termini, diceva il politico e intellettuale italiano della necessità che ebraico e cristiano fossero permanentemente diversi e uniti, in attesa di vivere il mondo di tutto, secondo un neo-ecumenismo distaccato dall’ipocrisia e da cedimenti di maniera. Su questo binario del dialogo si rinforza, sostiene Nason, la concezione della Bibbia come profezia e composizione letteraria che diviene alfabeto universale. Giovedì 12 febbraio, alle ore 18, nella sala conferenze della chiesa di San Giorgio in via Gasparo da Salò, a Brescia,finale di questo quarto Festival della Memoria con le relazioni di due studiosi, l’ebreo rav Giuseppe Laras e il cattolico Gianantonio Borgonovo.

Informazioni aggiuntive

  • autore: Tonino Zana
  • giornale: Giornale di Brescia

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