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Domenica, 23 Febbraio 2014 20:42

Edith Stein e la scienza della croce

Edith Stein Edith Stein

Una lettera scritta nel silenzio della notte e uscita dal silenzio della clausura del monastero benedettino che domina l'Isola di San Giulio sul lago d'Orta.

A scriverla è l'abbadessa, suor Anna Maria Cànopi, autrice di autorevoli testi di spiritualità; il destinatario è Edith Stein, ebrea, allieva di Husserl, convertitasi al cattolicesimo, suora carmelitata, internata e morta ad Auschwitz, proclamata santa nel 1998. Due donne che hanno compiuto una scelta radicale per amore della croce di Cristo e proprio la “scientia Crucis”è il cuore della corrispondenza tra chi vive ora nel mondo condividendone i drammi e chi respira la pace di Dio dopo l'atrocità nazista che l'ha ridotta a un pugno di cenere. La croce, ovvero il dolore e la morte di un giusto, può diventare dialogo tra gli uomini e in particolare riconoscimento tra ebrei e cristiani?

L'ebrea Edith Stein offre il proprio sangue da convertita nell'Olocausto, il momento del sacrificio estremo del popolo eletto dentro e di fronte alla storia. Scrive Cànopi:« Sono sempre più convinta che ebrei e cristiani, cattolici e protestanti in quella tragica ora della storia erano, anche senza saperlo, fortemente uniti nel dolore, nel mistero della Croce. Questa realtà è più grande della morte: è la vittoria di Cristo stesso sull'odio e sulla morte. È la vittoria dell'amore e della compassione di Dio per gli uomini e degli uomini per Dio». Scritta durante tre veglie notturne d'agosto il 9, giorno della morte della Stein, il 10 martirio di san Lorenzo e il 14/15 giorno dell'Assunta, la lettera offre molti spunti di riflessione e, soprattutto, pone il tema del dialogo con gli ebrei, i “fratelli maggiori”.

Qui si innesta una riflessione sull'«Altro» inteso come Cristo (Certo se uno non ha imparato a conoscere un «Altro» rispose Edith alla madre stupita per la conversione), ma anche come chi ci sta di fronte, chi è per noi “maestro”, autorità morale, compagnia nell'esistenza che Francesca Nodari – filosofa e direttore scientifico del Festival Filosofi lungo l'Oglio – mette a tema nel suo interessante saggio servendosi della lezione di Levinas e di Rosenzweig. La relazione uomo-Dio, uomo-uomo è un rapporto, una storia da vivere e da scrivere.

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