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Martedì, 25 Giugno 2013 09:42

La Trinità entra nel campo di Napoleone

Massimo Donà Massimo Donà

L'ex cimitero napoleonico di Ostiano raccoglie una di quelle riflessioni in cui il dogma duella a morte con la filosofia, la ragione con il mistero.

Il filosofo Massimo Donà affronta la questione con il sostegno di una bella confidenza con «I Filosofi lungo l’Oglio» e una stima lunga con la dott. Francesca Nodari, principessa anche di questo evento. Tutti ospiti dell’amministrazione di Ostiano, dell’assessore Giuseppe Merlo, in quella Marca tra Cremona, Brescia e Mantova dovesi erige un destino con i mattoni duri di una suggestione storica particolare - Gonzaga, ebraismo e ruralità combattive, il saluto inesorabile di Garibaldi, 1862 - e la durezza di lontananze dolenti. A Ostiano, 200 persone,lasciano le case a 50 chilometri, abbandonano l’Italia in bocca a Neymar e Fred, di un Brasile che danza e che soffre, scelgono di studiare il rapporto tra «Alterità e Trinità», alla ricerca diunsensononsolo morale e spirituale nel credere che il Padre non è il Figlio, il Figlio non è il Padre, ma costituiscono una unità.

Caspita, che partita questa al «Maracanà » filosofico nel campo cimiteriale di Napoleone, con la luna piena a sbucare tra le divisorie di 20 pioppi da fiume e donne e uomini di ogni età a parare i colpi di zanzarone decollate dagli aeroporti padani di Ghedi, Cremona e Mantova con basi nascoste in mille cascine. Il prof. Donà è coraggioso e si riempie di spirito man mano avanza verso la Trinità, si allea con Sant’Agostino, «De Trinitate»,con San Tommaso: dunque, come è possibile che tre siano uno e uno sia l’altro contro ogni ragione d’occidente? Visto che non possiamo non dirci cristiani, spiega, siamo obbligati a entrare, nella notte ignota in cui le matematiche sono battute dal mistero e il dogma sfiora la pelle,penetrando nelle carni come quelle punture là. Il prof. Donà muove la cavalleria agostiniana: nel quinto libro, dice, l’enigma della Trinità comporta che il Padre nonsia il Figlio e il Figlio non sia il Padre e i due non siano lo Spirito Santo. Ma insieme si deve riconoscere che i tre sono uno nel riferimento a un passo evangelico di Giovanni in cui sostiene: «Io e il Padre siamo una cosa sola». «Sumus unum». Cioè la molteplicità della Trinità non ha nulla a che fare con il molteplice che noi conosciamo.

Donà ora ordina ai pretoriani di Tommaso di pulire il campo di battaglia. Ragiona il tomismo: il Figlio non dovrà realmente e necessariamente essere diverso dal Padre. Il Figlio è altro, ma non è diverso. L’alterità non ha nulla a che fare con la differenza. Bussa alla porta della filosofia e della religione il concetto per cui l’alterità non è diversità. La Trinità, sostiene il prof. Massimo Donà, non costringe a credere che alterità sia diversità. Non possiamo sostenere che il Figlio sia diverso dal Padre. La Trinità ci impone di riconoscere che c’è una negazione non riducibile a diversità, travolgendo con ciò, il pensiero base dell’Occidente ricavato dal «Sofista » di Platone. Lì si afferma che la negazione è l’indicazione di un altro. La Trinità, invece, non è escludente. La Trinità è l’unico concetto che può riflettere a una negazione che non esclude perché il negato non è diverso. Osserviamo la tensione calibrata del prof. Donà, scrutiamo i profili notturni dei presenti: silenzio da dubbio, pensosità gotiche.

La dott. Nodari ricorda che stiamo dentro il percorso di "Noi e gli altri", ringrazia sempre i suoi aficionados, quieta curva nord del pensiero in grado di comporre una cristianità conversativa,di scuotere le coscienze. Di consolare e confortare l’ansia di conoscere, il desiderio di rivisitare i volti, ripassare luna, cielo. E quelle 100 piante di ciliegio, che, al modo di Carducci- là erano i cipressi che a Bolgheri alti e schietti qui sonoi ciliegi che bassetti e tutti perfettamente netti -, salutano sorridenti il prof. Donà, il direttore Nodari, lo staff, i 200 convenuti. E l’assessore Merlo, archivista all’Archivio di Stato, a Brescia, 45 all’andata e 45 km al ritorno, per amore di una piccola patria. «Di cui - conclude - sono servitore».

Informazioni aggiuntive

  • autore: Tonino Zana
  • giornale: Giornale di Brescia

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