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Domenica, 22 Luglio 2012 14:10

Stefano Semplici: «Una bioetica condivisa che parta dal rispetto della dignità umana»

Le questioni bioetiche «non possono essere privatizzate». Non è possibile affidarne la risoluzione al sentire individuale, perché sono problemi «alla base del contratto sociale». Bisogna dunque impegnarsi per una «bioetica condivisa»,un cammino difficile ma possibile.

Lo ha sostenuto l’altra sera Stefano Semplici, ospite a Villa Feltrinelli, a Gerolanuova di Pompiano, dell’ultimo appuntamento in terra bresciana del festival Filosofi lungo l’Oglio (l’incontro conclusivo sarà domani, nella chiesa di S. Maria delle Grazie a Soncino, col teologo Piero Coda).Stefano Semplici insegna Etica sociale all’Università di Roma «Tor Vergata » ed è presidente del Comitato internazionale di bioetica dell’Unesco.

Sul tema ha pubblicato, tra l’altro, due volumi per Morcelliana e nel 2011 un libro intervista, «Invito alla bioetica», con La Scuola. Nel suo intervento, il professore ha affrontato i nodi della bioetica «dal segnavia della dignità», la parola guida di quest’edizione del festival diretto da Francesca Nodari. La dignità «è l’interfaccia necessaria della bioetica, perché in quest’ultima ne va della vita e della morte, è in gioco ciò che appartiene in modo più intimo all’esperienza di autorealizzazione della persona».

Invocare la dignità dell’essere umano «porta anzitutto in primo piano la dimensione del rispetto ».La dignità, inoltre, «nel pensiero moderno e contemporaneo non ha a che fare con l’asse gerarchico verticale al quale è stata a lungo connessa: il rispetto dei superiori o di chi è eminente in qualche campo. Conta invece una dimensione orizzontale pervasiva di universalità, che porta con sé l’idea dell’uguaglianza ».

Infine, «questa dimensione della dignità che chiede rispetto e genera coscienza di uguaglianza è legata all’esperienza della libertà e dell’autonomia. Non si rispetta la dignità dell’uomo senza rispettare e promuovere la sua libertà».

La potenza delle questioni bioetiche «sollecita in modo radicale proprio la libertà delle persone».Ma quando affrontandole si invoca la dignità, essa si rivela fonte di divisioni: «Non c’è carta dei diritti internazionale che si occupi di bioetica, nella quale non venga messa in gioco la dignità. Ma appena questa parola appare i problemi si aprono, perché le si attribuiscono significati diversi, che portano a differenti soluzioni legislative». La Carta dei diritti fondamentali dell’Unione Europea, siglata a Nizza nel 2000, si apre dichiarando che «la dignità umana è inviolabile».

L’articolo 3 del capo I, dedicato al diritto alla vita, afferma che «ogni individuo ha diritto alla propria integrità fisica e psichica »: «Il problema - commenta Semplici -è però chiedersi chi riconosciamo come un individuo con diritto alla vita.Molti conflitti bioetici non nascono sui princìpi, ma come questioni di riconoscimento ».

Per uscire da queste dispute, il relatore suggerisce una via alternativa: «Parliamodi cose che si possono concretamente fare insieme, anche partendo da concezioni diverse». È possibile cercare un punto di equilibrio, verso una «deprivatizzazione ragionevole e condivisa» delle questioni bioetiche, se si è capaci di rinunciare al «principio dell’offesa»: di assumere cioè l’idea che «il bilanciamento tra visioni contrapposte va ottenuto garantendo che l’offesa ai princìpi posti in minoranza sia la minima possibile».

Informazioni aggiuntive

  • autore: Nicola Rocchi
  • giornale: Giornale di Brescia

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