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Venerdì, 20 Luglio 2012 01:48

Salvatore Natoli: dignità e rispetto parenti di bontà

Dev’essere vero il platonico «la filosofia rende amici gli estranei », enunciato dalla dott. Francesca Nodari, se all’azienda Vittorie, in un insuperabile rettangolo di cascina tra Orzinuovi e Villachiara, spiati da un tramonto di bontà tropicale, l’altra sera si contavano di nuovo sei-settecento persone, venute da ogni parte della provincia, per ascoltare la lezione del prof. Salvatore Natoli intorno a «Dignità e rispetto: l’obbligo di renderlo, il dovere di meritarlo».

La presidente dei «Filosofi lungo l’Oglio», Francesca Nodari, ha introdotto il prof. Natoli, ricordando la sua cittadinanza onoraria di Villachiara, condividendo prima, insieme a noi, il rispetto evocato dall’assessore, Maddalena Roncali, nei confronti di un mondo contadino, fondatore di valori umilmente ispirati a comportamenti di dignità e di bontà. Natoli scava nell’origine delle parole dignità e rispetto: «dignus» è il convenire a dirsi qualcosa che si addice, è il decoro, l’eleganza sostanziale affinché il bello e il buono stiano insieme.

Cita Platone: «Siamo entrati nel vestibolo del bene e cerchiamo di catturarlo attraverso il bello ». Rispetto viene da «respectum», «respicio », vuol dire avere riguardo. Dunque, se la dignità è pregevole ed elegante e il rispetto è l’inchinarsi verso ciò che è meritevole di essere ammirato, dignità e rispetto si intrecciano, la dignità merita ed esige rispetto e il rispetto riconosce ciò che è degno.

Di conseguenza, ciò che non è degno non merita rispetto. Nietzsche emerge dalle sue stesse pagine ed entra nelle nostre: il nostro mondo ha perso la capacità di venerare, di distinguere ciò che è bene daciò chenonlo è e perciò rende equivalente il bene al male e viceversa. Ma l’uomo degno, nella sua naturale libertà, sceglie il bene, cioè la realizzazione di sé, l’aspirazione al proprio fine, trattando gli altri, il suo prossimo,comese stesso.

Ritornano la morale e la logica kantiana dove l’uomo incarna il sapere, il fare e lo sperare. L’umanità possiede il germe di unabontà morale assoluta, che deve essere coltivato nell’attenzione di eguagliare rispetto e dignità. Se osserviamo il nostro mondo, il nostro agire, dobbiamo registrare di esserci allontanati troppo dall’obbligo universale di ogni specificità umana, di un’adesione a quella massima che dev’essere buona e reciprocamente accettabile Natoli rimette al centro della memoria educativa e morale il corrispondente, «non fare agli altri...».

Perciò il bene è aiutarsi l’uno con l’altro, il rispetto è l’inviolabilità dell’altro. Se no,avanza l’indegnità e con essa la caduta delle regole che tendono ad armonizzare la dignitosa e rispettabile relazione tra le persone. La dignità, infine,non è altro che il rispetto dell’umanità. Guai, avverte il prof.Natoli, a cadere nella tentazione di negare dignità e umanità all’altro. Togliere la possibilità di un’emendazione è consegnarsi al terreno dell’inimicizia prima, e in seguito ad ogni tipo di violenza.

Ritornano i lager, le parole di Primo Levi, la preoccupazione di una latenza del male. Spesso annotiamo di nonprovare più vergogna, il potere e il pudore si ritengono estranei. Natoli avverte di rimanere all’erta, ritiene sacrosanta l’indignazione verso le crescenti disuguaglianze, invita a comportamenti coerenti di tipo personale: «Ognuno, per suo conto, può cominciare a emendare... La virtù conviene ».

Fors’anche ci rende degni e rispettabili nel consegnare ai figli e a noi stessi un senso maggiore del vivere responsabilmente. Cioè nel rispetto e nella dignità assicurati l’uno all’altro.

Informazioni aggiuntive

  • autore: Tonino Zana
  • giornale: Giornale di Brescia

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