CORZANO - «Esiste Dio? Il bisogno e le prove», un dogma che è stato affrontato dalla filosofa Francesca Rigotti nella sua lectio magistralis, al Castello di Meano di Corzano. Venerdì altro sold out per l'appuntamento di Filosofi lungo L'Oglio, la kermesse che da giugno sta incassando successi di partecipazione. Platea gremita ed attenta per una tematica affrontata con rispetto e coscienza in cui la filosofa ha affrontato il suo tormentato rapporto filosofico con la figura di Dio iniziato in gioventù. Una esperienza personale a confronto con quella corale.
In Occidente, il termine Dio si riferisce tipicamente al concetto monoteistico di un essere supremo, ovvero un essere del quale non si può pensare nulla di più grande secondo la definizione di Anselmo d'Aosta: Deus est ens quo nihil maius cogitari potest. Un essere perfetto. Attraverso il paradosso di Epicuro si è riflettuto sulla compatibilità della presenza del male e la presenza Dio, la teologia secondo cui «Dio o vuole togliere i mali ma non può, o non può ma non vuole, oppure vuole e può. E se vuole ma non può è impotente».
Non sarebbe quindi un essere potentissimo, aspetto che non sarebbe ammissibile. Se può ma non vuole sarebbe cattivo, se non vuole e non può sarebbe malvagio ed impotente, se vuole e può ecco la domanda chiave: Da dove vengono i mali e perché non li toglie? «Il Dio epicureo c'è ma non si interessa di noi - ha raccontato. Concetto ripreso da Hans Jonas che riconosce la bontà di Dio e di impotenza. «La mia conclusione è che Dio non può essere buono - ha aggiunto Rigotti - altrimenti non permetterebbe il male, potrebbe esistere come creatore che non si interessa all'uomo». Credere alla provvidenza o all'amore di Dio se questo aiuta a vivere in «questa valle di lacrime va bene», se motivo di conforto e il desiderio (che esista) in sé non genera l'esistenza o l'inesistenza di qualcosa.
Un viaggio personale a ritroso che la filosofa vive come rifiuto per incompatibilità dai 14 anni. Dio esisterebbe come un personaggio di un poema religioso. «Se continuiamo a vivere nella nostra unicità e irripetibilità dobbiamo costruirci da soli il senso. Il desiderio è forte. Se la speranza fosse certezza, ma non lo è, e se il desiderio delle cose le rendesse possibili, il mio desiderio saprebbe di chi invocare l'esistenza». Alcuni momenti della serata che ha avuto come cornice il castello di Meano di Corzano