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Mercoledì, 11 Giugno 2025 07:32

«Conoscere se stessi sinifica toccare la luce eterna di Dio»

Marco Vannini Marco Vannini

«Nosce te ipsum», recitava l'antica massimalatina. «Conosci te stesso» è prerequisito per ogni altra forma di conoscenza e perindagare qualsiasi dimensione del reale, compreso ciò che trascende la nostra esistenza. Questione in cui (per citare Heidegger) ne va del nostro stesso essere e che sarà approfondita da Marco Vannini nella lectio magistralis «Conosci te stesso. Conoscerai te stesso e Dio», domani, giovedì, alle 21 nella chiesa della Conversione di SanPaolo(via Borghini a Collebeato) per il festival Filosofi lungo l'Oglio. Al filosofo, tra i più importanti studiosi della tradizione spirituale cristiana e traduttore dell'intera opera,la- tina e tedesca, di Meister Echkart, abbiamo chiesto qualche anticipazione.

Professor Vannini, di cosa tratterà il suo intervento?

Ha il titolo del libro che ho pubblicato l'anno scorso,in cui esamino il senso dell'esortazione dell'Apollo delfico, «Conosci te stesso», che innerva tutta la filosofia antica, e che i Padri greci della Chiesa completarono con «e conoscerai te stesso e Dio». La conoscenza di sé è la prima efondamentale,senza la quale poco o nullavalgono le altre possibili conoscenze,e consiste nel conoscere non le prorie particolarità - carattere, inclinazioni, passioni dell'individuo singolo - ma 1' universale, ovvero l'essenza stessa dell'uomo. Non si tratta quindi di psicologia,che si occupa delle esigenze accidentali e continuamente mutevoli dell'anima, ma di scienza dello spirito, di conoscenza di ciò che è sostanziale nell'essere umano, come scriveva Hegel.

Ma in che senso "conoscerese stessi" si può collegare al "conoscere Dio"?

Che la conoscenza di Dio de- rivi dalla conoscenza di sé è opinione comune della tradizione spirituale cristiana: se la conoscenza di sé è conoscenza dello spirito,essa è già implicitamente conoscenza di Dio, che è spiito(Gv 4,24). Per comprendere questa affermazione, in apparenza paradossale, occorre da un lato avere esperienza di quello che Eckhartchiama «fondo dell'anima»: pura luce, che risplende senza essere toccata da tutto ciò che sta nello spazio e nel tempo,e che perciò appare solo nel più completo distacco. Dall'altro lato, occorre aver sgombrato il campo da ogniimmagine antropomorfica di Dio, che dipende dai nostri mutevoli desideri. In questo senso Eckhart esce nella celebre, scandalosa frase «Prego Dio che mi liberi da Dio». Usando il suo linguaggio, diciamo dunque che la luce eterna,che è Dio, risplende nel fondo dell'anima, e, in parallelo, nella luce che è l'anima si incontra la luce divina.

Nietzsche ha celebrato la "morte di Dio", ovvero aperdita di tutti i valori. Com'è possibile, per l'uomo contemporaneo, recuperare un'esperienza di verità?

Occorre liberarci dal "troppo e vano", come direbbe Dante, cioè dalla massa di banalità che si sono accumulate negli ultimi tempi,frutto del pregiudizio che ciò che è moderno,attuale, sia per ciò stesso buono. Non si tratta di riportare alla luce cose passate, operazione peraltro impossibile,ma di esercitare l'intelligenza, che è distacco.L'intelligenza distacca,scrive letteralmente Eckhart, e gli fa consapevole eco Hegel: l'intelligenza, lo spirito, è assoluta negatività.Infatti l'intelligenza libera da tutto ciò che è relativo,finito, e lascia aperta la pora all'assoluto, all'infinito.

Lei è considerato il maggior studioso di mistica e di Meister Eckhart. Cosa può dirci al riguardo?

Eviterei classifiche, ma è comunque vero che mi occupo da sempre della cosiddetta mistica (in realtà diunasua parte) e, con una battaglia durata più di mezzo secolo,le ho ridato quella dignità che le era negata.Ora però sta accadendo l'opposto: nella crisi della teologia, della filosofia, della psicanalisi, c'è la corsa ad arruolarsi nell'armata dei mistici.Peggio che mai, perché mistica si confonde così con mistificazione, e questo è il pericolo che ora si deve scongiurare.

Il nuovo papa, Leone XIV è un agostiniano. Quanto è importante il portato filosofico-teologico del nuovo pontefice per il suo futuro operato?

Ho salutato con gioia il nuovo papa,fin da quando si è presentato ai fedeli come agostiniano. Cosa farà, ovviamente non lo so.Delresto,in Agostino c'è tuto il cristianesimo latino, basta saper scegliere.Io spero che Leone XIV riprenda le sue tematiche essenziali: il primato dell'interiorità, innanzitutto, ovvero della luce della verità che risplende nell'anima umana, senza mediazioni. Inoltre la distinzione tra natura e grazia, che mi sembra ai nostri tempi dimenticata, e, in parallelo, la distinzione tra città di Dio e città dell'uomo, anch'essa perduta nello scipito ottimismo delle "magnifiche sorti e progressive" dell'umanità che, magari sulla scorta del povero Bonhoeffer, si considera diventata adulta: un'idea che, guardando a ciò che accade, oltre che ridicola mi sembra demenziale.

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