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Martedì, 25 Luglio 2023 17:00

Addio a Augé, il teorico dei «non luoghi» che non perse la fiducia nella comunità

Marc Augè e Francesca Nodari Marc Augè e Francesca Nodari

Se n'è andato ieri, a 87 anni, il grande filosofo e scrittore francese Marc Augé, una delle figure più eminenti ed una delle voci più ascoltate, a livello internazionale, nel campo dell'antropologia. Augé è divenne celebre soprattutto per aver coniato il termine «non luogo» (non lieu), che descrive gli spazi privi di una connotazione identitaria, relazionale e storica; in pratica, quanto c'è di più lontano dai luoghi antropologici. «Il nonluogo è il contrario del luogo scriveva nel 1992 -, uno spazio in cui colui che lo attraversanon può leggere nulla né della sua identità, né dei suoi rapporti con gli altri o, più in generale, dei rapporti fra gli uni e gli altri, né a fortiori della loro storia comune».

A Brescia. Il filosofo è stato molto legato al nostro Paese fu nel Comitato scientifico di Festivalfilosofia di Modena fin dal 2009 , ma anche alla terra bresciana, come testimonia la sua assidua partecipazione, e fin dagli albori, al Festival Filosofi lungo l'Oglio, presieduto da Francesca Nodari. Intervenne, tra l'altro, con una serie di memorabili lectio magistralis, nel 2011 a Brescia, l'anno successivo ad Erbusco, quindi di nuovo a Brescia e nel 2014 a Flero; nel 2015 fu a Palazzolo, poi ad Iseo dove fu proclamato vincitore della quarta edizione del Premio Intemazionale di Filosofia/ Filosofi lungo l'Oglio. Nel 2016, venne ad Orzinuovi ed Erbusco, nel 2017 a Chiari, nel 2018 a Calvisano, quindi nel 2019 a Lograto. Poi l'interruzione con la pandemia e per il sopraggiungere di delicate condizioni di salute.

La direttrice scientifica del festival, Francesca Nodari, che ha curato l'ultimo suo volume uscito in Italia per Mimesis nel 2019, «Condividere la condizione umana. Un vademecum per il nostro presente», lo ricorda con viva commozione: «La Fondazione Filosofi lungo l'Oglio esprime, incredula, il suo profondo cordoglio per la sua scomparsa. A lui si devono le profonde intuizioni legate alla perdita del simbolico, al diffondersi di una paradossale solitudine vissuta in un'epoca di tecnologie di comunicazione sempre più potenti e capaci di connettere gli uni agli altri offrendo solo "promesse di felicità". E ancora, sempre aAugé si deve l'analisi acuta sulle trasformazioni, le ambiguità, le incertezze e le ambivalenze di un eterno presente così come l'auscultazione delle nuove e vecchie paure di quella che Egli definiva l'era della "surmodernità" (disoccupazione, violenze, focolai di guerra, disastri ecologici, diffondersi di nuovi virus, incremento delle diseguaglianze) nonché la lungimiranza nel distinguere le tre dimensioni che caratterizzano l'essere umano: quella individuale, quella culturale e quella generica, nel mostrare che ciascun essere umano può percepire la sua esistenza come una p arte, piccola, ma irriducibile, dell'umanità e nell'avvertire che l'unica via d'uscita per un futuro migliore sta nell'utopia dell'educazione».

Memoria. «Accanto al suo genio, riconosciuto in tutto il mondo prosegue la filosofa bresciana-, desideriamo ricordarne lo stile, l'eleganza, la sobrietà che appartiene solo ai grandi e insieme l'umanità profonda di un insigne pensatore che ha partecipato con entusiasmo a molteplici edizioni del Festival, non lasciando mai mancare i suoi preziosi consigli, le sue riflessioni e le sue lunghe vedute. La sua scomparsa lascia un vuoto incolmabile, ci getta in un inevitabile sconforto, ma le sue parole continueranno a vivere dentro di noi, che abbiamo il compito di onorarne la memoria».

Non è un caso che, sulle pareti della neo inaugurata sede della Fondazione Filosofi lungo l'Oglio, a Villachiara, campeggi il ritratto del Maestro, accanto a quello di altri sei giganti della cultura che hanno accompagnato e sostenuto la rassegna fin da quando mosse i primi passi. «Quando il festival era appena partito, con la sua formula itinerante - riferisce Francesca Nodari -, gli chiesi cosa ne pensasse e mi disse una cosa importante, che avevo fatto "una scelta ottima" e di non cambiare mai, perché andare di comunità in comunità significava mettere le persone nella condizione di poter imparare: dare corso, quindi, all'utopia dell'educazione.

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