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Giovedì, 14 Luglio 2022 03:31

Lo specchio e gli inganni dell'io

Maurizio Bettini Maurizio Bettini

Interessante lezione di Maurizio Bettini al Castello Guainieri di Roncadelle per il festival "Rlosofi lungo l'Oglio"

Ha fatto tappa al Castello Guaineri di Roncadelle la maratona del Festival "Filosofi lungo FOglio" imperniata quest'anno sul tema "Dire Io". Il filologo Maurizio Bettini ha portato il suo singolare punto di vista su "Gli inganni dell'io: lo specchio".

"Fin dall'antichità ha spiegato Bei-tini lo specchio è stato concepito come strumento principe dell'io: anzi del "dire io", perché è solo di fronte a uno specchio che ci si può confrontare con se stessi, rivolgersi a se stessi come se ci si rivolgesse ad una persona diversa, in una parola fare di sé altro e fare altro di sé". Ma siamo certi che lo specchio, strumento così fuggevole, fragile, tesoro di immagini evanescenti al minimo tocco, non contenga in sé altri segreti? Altri poteri? Altri inganni? "Pur essendo un oggetto piccolo, limitato, ha però la capacità di contenere il mondo, anche più di quello che noi normalmente possiamo vedere".

Antichità. L'esplorazione dello specchio parte dalla antichità. I Romani e i Greci esaltano la virtù speculativa che permette di entrare nelle cose. "Seneca nelle sue 'Questioni naturali' dedica un capitolo alle principali funzioni dello specchio che permette di osservare il sole e le eclissi. Qui dobbiamo fare una precisazione. Gli specchi degli antichi erano opachi, non restituivano l'immagine identica come fanno i nostri, ma una immagine sfumata. Per gli antichi lo specchio è indebolente". Ciò riporta al mito di Pèrseo che affronta la Gòrgone. "Chiunque incontra gli occhi del mostro, rimane pietrificato. Grazie allo scudo, usato come specchio, l'eroe greco ne riduce, ne indebolisce appunto il potere riuscendo a sconfiggerla". Un'altra funzione dello specchio è quella di conoscere noi stessi, come immagine fisica e morale. "Qui incontriamo il mito di Narciso, costruito sul rapporto speculare dell'immagine. Narciso all'inizio non capisce la funzione dello specchio. Si innamora della sua immagine. Si rende conto che è lui, ma fmo ad un certo punto, perché in realtà l'immagine è rovesciata". lietimologia latina della parola. "Se osserviamo il significato della radice spec ricaviamo che lo specchio è propriamente uno strumento che serve per vedere". Analogamente a species che significa apparenza, specimen che significa indizio e specula che significa vedetta, osservatorio, sentinella".

Parola. In questo caso, per il filosofo, la parola va intesa nell'essenza di vedere senza essere visti, di guardare coloro che non ci possono vedere e quindi guardare qualche cosa di diverso dall'io. "Specchio ha continuato Bettini deriva dal greco katoptron che ci porta nel mondo della divinazione, la katoptromanzia, l'antica arte della predizione basata sulla lettura degli specchi. Questa tecnica viene descritta nella 'Storia vera' di Luciano di Samosata".

Pratica. Si tratta di una pratica consolidata attraverso i bambini che, spesso sotto tortura, davano un pronostico della vita. Si riteneva che anche le donne incinte avessero questo potere. Una pratica parapsicologica tuttora in voga deriva dalla convinzione che le superfici riflettenti hanno il potere di attirare e conservare le immagini che altrimenti si perderebbero".

Paolo. Il punto di vista cristiano. "San Paolo dice: ora vediamo le cose attraverso uno specchio, per enigmi, ma un giorno le vedremo faccia a faccia. Il termine speculum diventa tecnico: compito dell'uomo è leggere nello specchio e trovarvi le chiavi interpretative della volontà divina. Dio in pratica si riflette nel mondo e lo speculum diventa un punto di riferimento". Infine lo specchio come strumento malinconico. "Se si soffre di malinconia e ci si mette di fronte allo specchio ha continuato Bettini si vede la propria immagine deformata".

Psiche. La verità dello stato d'animo, della psiche si riversa nello specchio e si vede l'immagine di una persona afflitta". Lo specchio dunque, declinato in diverse funzioni. 'Questo piccolo oggetto conclude Bettini ci fa vedere la verità e ci fa vedere di più, ci favedere noi stessi e ci fa vedere come veramente siamo, ci serve per capire chi siamo e ci serve per indovinare il futuro".



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