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Mercoledì, 29 Giugno 2022 22:26

Incontro Con Francesca Rigotti: il «riscatto» del singolo

Francesca Rigotti Francesca Rigotti

La pensatrice premiata per il suo saggio dal festival «Filosofi lungo l'Oglio» Nella sua lezione in piazza Roma il confronto fra individuo e società

Siamo «Nell'era del singolo»: ne è convinta Francesca Rigotti e non solo perché esprime questo suo punto di vista nel suo saggio, pubblicato da Einaudi, che le è valso il premio «Un libro per il presente», ideato dalla direttrice del festival «Filosofi lungo l'Oglio, consegnatole da Francesca Nodari e Francesco Miano, lunedì ai giardini di piazza Roma. È stato Gian Carlo Corada «emerso dalla notte dei tempi», ha chiosato Rigotti a ricordare l'amicizia nata nelle aule universitarie e nell'incontro con comuni maestri.

Francesca Rigotti, presenza minuta e anima combattiva, è filosofa che va contro il pensiero dominante, che «considera l'esercizio della filosofia insito nella vita stessa ha sottolineato nella laudatio introduttiva al premio Miano -. La sua produzione saggistica è un indagine continua e rigorosa alla ricerca di senso, un cercare possibili letture del tempo che ci è dato vivere». È bastato che Rigotti prendesse la parola per capirlo e in poche parole è entrata in media res, raccontando come sia doveroso difendere la singolarità, fare sì che il singolo/individuo non soccomba al noi indistinto della comunità.

«Essere individui oggi non basta piú - ha spiegato -. Ognuno è singolo e dunque originale e speciale, alla ricerca della felicità su misura, personalizzata e non personale. E allora ogni singolo realizza un'opera d'arte unica e irripetibile: la propria vita». In tutto ciò il singolo si distingue dall'individuo, laddove la singolarità vive «o dovrebbe vivere della capacità di esercitare la propria unicità nel rispetto di quella dell'altro, con un atto di responsabilità e nella consapevolezza che ognuno di noi è alla ricerca della propria felicità - ha spiegato -. Questo vuol dire che in una singolarità responsabile i diritti, vengono prima dei doveri, il singolo non viene cancellato dal noi, dalla società».

«Nel mio dire non c'è alcun incoraggiamento alla idolatria o al narcisismo, ma nella singolarità credo possa esserci l'unicità di ognuno di noi, le differenze che arricchiscono il noi e ci mettono al sicuro di un noi che porta all'omologazione, all'indistinto - ha concluso Rigotti -. C'è chi ha proposto di preferire un pensiero che non sibasi né sull'io, né sul noi, ma su un impersonale che coniughi generale e particolare, che nell'individualizzazione dei nostri bisogni permetta di costruire e realizzare i desideri di una società fatta di individui, di differenze che arricchiscono nel loro compiersi».



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