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Giovedì, 16 Giugno 2022 16:55

Cacciari incanta Orzinuovi trattando dell'«Ego cogito»

Massimo Cacciari a Orzinuovi Massimo Cacciari a Orzinuovi

ORZINUOVI. In una sorta di anfiteatro davanti alla Rocca di Orzinuovi, almeno mezzo migliaio di persone attendono il filosofo Massimo Cacciari, martedì sera, 14 giugno; la star dell'estetica pensata secondo studi e pubblicazioni che riesce, ciclopicamente, a condividere con ottime e frequenti comparsate televisive.

Ospite dei «Filosofi lungo l'Oglio», non si farebbe attendere se un treno non fosse in ritardo. Intanto qualche refolo viene preso per mano dai primi cirri rosa e i cento tigli bisognosi di un taglio estivo fanno quello che possono, accrescendo un'idea di più ossigeno.

Eccolo, arriva magro e in forma, applaudito e amato da un pubblico al 90% femminile, poiché, la filosofia è più donna che uomo e la direttrice del Festival, Francesca Nodari - notevole pure nel suo apparato organizzativo - saluta, a velocità assoluta, l'ospite, dopo che l'assessore alla Cultura Carlo Lombardi, parole essenziali e calibrate, fa altrettanto.

Il filosofo tratta «Ego cogito», la fenomenale era di Cartesio che irrompe con coraggio a stendere i colori del razionalismo su un pensiero di dogmatismi. «Ego cogito - ragiona Cacciari - per Cartesio è il fondamento indubitabile di ogni conoscenza, come il principio di non contraddizione di Aristotele». Fino a qui, tu, spettatore che sei digiuno di filosofia, ti rassicuri, dici a te stesso, sono a posto, ho capito. Invece arriva il bello. Cacciari avanza: «Eppure, questo "Ego cogito" appare come un'astrazione, come una sottrazione dal resto che non sia esclusivamente il pensare». E cosa esiste oltre il pensare, dunque?

«Viene sottratto - dice Cacciari - l'inconscio, quel sempre misterioso basamento del pensare di cui possiamo e non possiamo renderci conto, proprio perché colui che pensa, il pensante è coscienza, il "pensarmi pensante". Ecco la differenza tra la persona e gli altri animali, i quali pensano e non sanno di pensare. Ecco il primo ostacolo alla totalizzante assunzione dell'"Ego cogito", la coppia astrazione-inconscio toglie il fiato alla pretesa fondamento dell'"Ego Cogito"».

Confini. Massimo Cacciari pianta l'altro paletto, il nuovo confine all'esclusività maestosa sempre, del cartesiano «Ego Cogito». Eccolo, il paletto: «L'"Ego cogito" comporta un'espressione linguistica e perciò ogni "cogito" è parlare una lingua. Ogni filosofia si sottomette al linguaggio».

Alle conclusione, ecco Massimo Cacciari: «Cartesio allora si salva affermando che l' "Ego cogito" comprende sentimenti, politica e affetti, "Ego cogito" è collegato ai sensi, poiché l'anima e la coscienza sono in rapporto con i sensi. Cartesio si limita alla propria sapienza scientifica, non ha bisogno di annunciarlo, lo si comprende, è come dicesse: "Io sono interessato alle funzioni della mente, da cui si ricava l'espressione scientifica, cioè il mio dominio sulla natura, questa è la mia utilità, questo è il mio mestiere " ...».

Ognuno, sembra dire, il bravo pensatore veneziano, ognuno faccia il suo mestiere e allora andremo meglio. Applausi, Cacciari in gran spolvero, neppure nervoso, proprio bravo e il pubblico è soddisfatto e si ferma a ragionare in gruppi non più visti da anni.



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