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Martedì, 08 Marzo 2022 03:13

L'eredità dei Giusti: esempio sempre attuale

a Paolo De Benedetti, emerito biblista a Paolo De Benedetti, emerito biblista

Responsabilità, tolleranza, partecipazione: «Portare a conoscenza l'esempio di ciò che è umano, delle storie individuali e collettive che nella storia si sono distinte per dignità e aiuto volto alla solidarietà tra simili».

Un esercizio di memoria che riguarda il bene e il giusto, che mira alla costruzione di un futuro condiviso e pacifico, di libertà e democrazia, ancora più significativo visti i tempi bui che stiamo vivendo, e che in occasione della decima Giornata Europea dei Giusti, ha preso forma ieri mattina nel Giardino dei Giusti - epicentro di Parco Tarello, in città - durante le celebrazioni per rendere omaggio a «personalità che si sono distinte per la loro condotta esemplare»: nello specifico, i Giusti bresciani Oreste Ghidelli, deportato antifascista, Madre Angela Dusi, che nella primavera 1944 nascose nelle mura ecclesiastiche le quattro sorelline Silbermann, e Paolo De Benedetti, emerito biblista, teologo e instancabile protagonista del dialogo ebraico-cristiano.

A onorarne l'esempio, ricordandone la storia, il valore e il messaggio ancora oggi d'estrema attualità sono intervenuti il sindaco Emilio Del Bono, l'assessore all'Ambiente Miriam Cominelli e il Prefetto di Brescia Maria Rosaria Laganà, con Francesca Nodari, presidente della Fondazione Filosofi lungo l'Oglio a contrappuntare le varie testimonianze di coloro che attraverso memorie, parole e riflessioni hanno onorato «queste figure morali che seppero opporsi a ogni forma di totalitarismo, di persecuzione e di genocidio mettendo capo ad una resistenza non violenta».

Ai tantissimi studenti presenti, Del Bono ha ricordato che democrazia significa «pazienza, ascolto, riconoscimento della diversità», sottolineando al contempo come un futuro fatto di libertà e inclusione passi attraverso la conoscenza e l'esempio dei Giusti, oltre che attraverso un'assunzione di responsabilità individuale da intendere «non come straordinario eroismo ma come una quotidiana conquista».

Contestualmente è stato inaugurato il maxi intervento decorativo (circa trecento mq) realizzato dagli studenti dell'Accademia di Belle Arti Laba nell'ambito di un workshop inserito all'interno del corso di Progettazione degli interni e della decorazione, coordinato dalla docente Camilla Rossi, con i colleghi Giovanni Gandolfi e Roberto Blesio in arte Biro.

Evocativo-metaforico, il murale ruota attorno a due piante simbolo, melograno e prugnolo, già piantumate all'interno del giardino, che si fondono con la radice-rizoma, una struttura biologica con andamento orizzontale su cui si formano dei nodi da cui si originano altre diramazioni: «Non un'operazione di abbellimento hanno sottolineato il direttore di Laba Marcello Menni e la stessa Camilla Rossi ma una "seconda pelle" per celebrare la solidarietà, il rispetto e l'amore per la vita, ovvero i valori etici e morali che costituiscono l'eredità lasciataci dai Giusti».



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