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Sabato, 24 Luglio 2021 00:56

«Sopravvivere con il conforto di una ritrovata alleanza» - A «Filosofi lungo l'Oglio» l'intervento della fondatrice del Festival, Francesca Nodari

Francesca Nodari a Ospitaletto - 2021 Francesca Nodari a Ospitaletto - 2021

Giovedì sera, il Parco della Resistenza di Ospitaletto lo sentivamo dedicato anche a noi resistenti della penultima lezione dei «Filosofi lungo l'Oglio», relatrice Francesca Nodari, tema «Colpevolezza da sopravvissuto».

Resistenti per la simpatia e la gratitudine verso una rappresentazione culturale esemplare, tenendo a bada il picco della calura. Come fa, questa donna a infilare 16 anni di Festival, concludere (ieri sera) a Cremona con Maria Rita Parsi, ed avere già in tasca la parola d' ordine del prossimo, 17' festival, come fa? Gran passione, d'accordo.

La dott. Nodari, salutata dall'assessore Chiara Raza, si è accompagnata, idealmente, a due pensatori in particolare, Rosenzweig e il suo personale e speciale Levinas. Ha sottolineato la ricomparsa dell'attenzione nei confronti della morte dopo l'attacco del Covid (sempre commovente e apprezzato l'intervento del dott. Micheli Pier Severo, medico in prima linea), in un contropiede contro il consumismo secolarizzato di stampo americano che ha caratterizzato il Novecento e in molta parte determinato gli accenti di quotidianità esistenziale anche nelle nostre ore, spesso vuote, le ore di tutto l'Occidente, visto che il virus più perverso sembra essere il virus della solitudine.

«La morte non è più un tabù - ha riflettuto la dott. Francesca Nodari -, non è più il soggetto eliminato per una scorciatoia verso l'illusione di una felicità inesistente. Con il Covid, la morte è penetrata a presentarci il conto, a sollecitare un pensiero su di essa e insieme un conforto nella dimensione di una ritrovata alleanza umana per salvaguardare un'accettabile e mite tensione verso di essa».

Rosenzweig ha cercato di tenere lontana la morte, ha ricordato la relatrice, con la pratica di una terza via tra dimenticanza e panico della fine. Rosenzweig invita ad accedere a un timore calcolato, non all'angoscia di Heidegger.

«Per Levinas - ha ragionato Francesca Nodari - il problema della morte non si analizza nell'opposizione tra l'essere e il nulla, con la rivendicazione di una sua esistenza almeno enigmatica. La morte si ricerca nel modo in cui l'altra persona si allontana, così che ogni andarsene ha la propria peculiarità e nello stesso tempo compone la morte del prossimo. In questo modo cade la teoria-esperienza dell'autoaccusa di sopravvivere all'altro».

Sparizioni. Ognuno di noi se ne va con il bagaglio di chi se n'è andato prima e vive una fine partecipata e mitigata. Nodari reclama Baumann, la visione di una controllata idea della sparizione con il richiamo in cattedra della responsabilità verso l'idea dell'inesorabile. L'energia nodariana si è spinta oltre la lezione e ha premiato il vincitore del bando cultural artistico organizzato dal Festiva! con l'intelligente preparazione dell'Accademia Santa Giulia: il vincitore è Diccio Guarneri, autore di una composizione-dittico su Antigone e Emone, qualità pittorica e interpretazione filosofica di forte rilievo espressionista.



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