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Sabato, 10 Marzo 2018 04:23

Farsi prossimo contro le solitudini, Enzo Bianchi e le sfide dell’attualità

Una sfida in tempi di “relazioni fluide”, in una società interconnessa come non mai ma dove la solitudine è il tratto dominante della vita di tanti, e dove il farsi prossimo diventa «sempre più atto di responsabilità ».

Sfida che, a giudicare dalla seconda tappa dedicato a “Disuguaglianze”, che ha visto un cineteatro Troisi esaurito per l’incontro con l’ex priore Enzo Bianchi, pare essere stata accolta e rilanciata: il Festival, promosso dalla Fondazione Filosofi lungo L’Oglio, è una “scommessa” itinerante, un invito al confronto che in cinque tappe punta a raccontare, attraverso riflessioni e testimonianze «lo scandalo esistenziale delle diseguaglianze – ha esordito Francesca Nodari, direttore della Fondazione – che riguarda l’umanità. Parliamo di ascolto come invito a rispondere al volto dell’altro, a superare l’indifferenza e a uscire dalla letargia esistenziale che fa dimenticare le esperienze altrui».

Le cinque serate di “Disuguaglianze” - Milano, San Donato appunto, poi Cesano Boscone, ancora Milano e infine Gorgonzola – affrontano così, attraverso le parole di filosofi, pensatori ed esperti ma anche di protagonisti di storie difficili, proprio il tema del “farsi prossimo”, dell’ascoltare e dell’incontrare lo sguardo altrui per andare oltre l’indifferenza. Tema, questo, al centro della lunga, seguitissima conferenza tenuta da Enzo Bianchi, fondatore della Comunità monastica di Bose, saggista, giornalista, filosofo, una delle voci più ascoltate e acute dell’esperienza ascetica contemporanea.

Padre Bianchi ha parlato del «cammino di ricerca in vista dell’umanizzazione della convivenza» sviscerando le origini e le basi del concetto di “prossimità”, unica barriera contro l’avanzata delle disuguaglianze. E ha portato la platea del Troisi a viaggiare nella storia e nelle origini delle parole che consideriamo frutto della nostra modernità – libertà, uguaglianza, fraternità – ma che trovano in realtà riscontri nell’Antico Testamento come pure in tutte le culture della Terra, da quelle orientali a quelle tradizionalmente considerate “primitive” dell’Africa e del Sud America, in quella che «può essere considerata la regola d’oro, quel tu non farai agli altri ciò che non faresti a te stesso – ha detto a una platea attentissima – che è il comandamento che segna il cammino verso l’umanizzazione, l’essere comunità». E che vede nella parola di Cristo «come io vi ho amati, amatevi l’un l’altro», il vero significato di “prossimità”.

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