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Domenica, 11 Marzo 2018 03:58

Augè: il web? Un non-luogo pericoloso

Marc Augè Marc Augè

«GRATUITO potrebbe essere considerato il gesto di Don Giovanni che dona una moneta a un mendicante per l’amore dell’umanità», ma anche «l’omicidio senza ragione predicato da Breton e perseguito dai terroristi». Marc Augé, antropologo ed etnologo francese, è noto in tutto il mondo per aver inventato il concetto di non-luogo per definire quegli spazi, come stazioni o aeroporti, in cui vengono meno le relazioni sociali e storiche tra persone, sostituite dal transito di milioni di individui che si incrociano senza entrare in relazione.

Ha presentato il suo ultimo libro (sul concetto di atto gratuito) a Milano, alla prima edizione del Festival dell’ascolto. Un concetto a prima vista positivo, che Augé scandaglia facendone emergere gli aspetti più inquietanti: «Agire per il gusto di farlo – scrive – significa cedere all’estetica dell’istante, ergersi a spettatori di se stessi».

Nel saggio parte dal dono del Don Giovanni di Molière al mendicante: un esempio positivo di gratuità?
«Quello di gratuità è un concetto ambivalente. Don Giovanni chiede a un mendicante di bestemmiare per ottenere la moneta. Il mendicante si rifiuta e Don Giovanni gli dà comunque i soldi per amore dell’umanità. Una frase rivoluzionaria – in quanto la formula abituale sarebbe stata “per l’amore di Dio” – che sottolinea come ogni gesto d’amore si indirizza, al di là della persona individuale, all’umanità di cui essa è portatrice».

Gratuito tuttavia è anche sinonimo di arbitrario, immotivato.
«André Breton diceva che gratuito è gettarsi in mezzo alla folla e sparare con un revolver. Poi ha rettificato dicendo di non voler incoraggiare questo comportamento. Fatto sta che questa oggi è una pratica molto comune negli Stati Uniti e non solo. La gratuità è un concetto ambivalente perché quando si vuole giudicare un gesto si dice che ha un prezzo, un valore: in questo senso un gesto gratuito sembrerebbe non avere valore».

Un gesto gratuito può essere fatto per egoismo, per compiacersi della propria generosità?
«No, per definizione il gesto gratuito è senza un motivo predefinito, anche da parte stessa di chi lo compie».

La gratuità è associata spesso al mondo dell’arte, si pensi all’idea di arte per l’arte.
«Nell’arte è un po’ più complicato perché questa ha sempre il suo prezzo, credo non esista un’arte gratuita. Al massimo l’arte può essere rivoluzionaria al punto tale da dimenticare i propri motivi. L’arte per l’arte è il colmo dell’arte, e infatti è molto valutata».

L’unico gesto gratuito sembrerebbe quello terroristico.
«Il terrorismo organizzato per come lo conosciamo non è gratuito perché esige dei motivi. Persino le ben note sparatorie nei campus americani sembrano gratuite ma riusciamo sempre a risalire a una motivazione, che può essere squallida, scarsa, ma comunque è una motivazione».

Quindi esistono gesti totalmente gratuiti?
«Credo di no. Esistono gesti generosi, mentre per un gesto gratuito, cioè totalmente sprovvisto di motivazioni, dovremmo pensare a un gesto pazzo. Ma servirebbe poi capire bene cosa intendiamo per pazzia. Con ‘gratuità’ di un gesto si può esprimere indifferentemente il suo carattere arbitrario o disinteressato: la parola contiene il medesimo e il suo contrario. L’atto disinteressato è quello che riconosce la presenza dell’altro davanti a sé, l’atto arbitrario lo nega».

In passato ha parlato di Internet come non-luogo per eccellenza, ma in Italia su Internet sono nati populismi molto concreti.
«Internet è un non-luogo ma anche un luogo nella misura in cui è occupato da persone che nell’utilizzarlo entrano in relazione. In tal senso può essere anche un luogo cattivo».

Nel suo saggio “Le nuove paure” ha diviso l’umanità in tre grandi gruppi: i possidenti, i consumatori e gli esclusi. I populismi sembrano attecchire indifferentemente tra le ultime due categorie.
«L’esclusione colpisce per primi coloro che non hanno accesso alle conoscenze. I populismi attecchiscono tra persone che si sentono loro stesse escluse, che sentono di non aver capacità di influire sul mondo. Oserei dire che la disuguaglianza e l’esclusione oggi riguardano più l’accesso alla conoscenza che non l’aspetto economico».

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