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Sabato, 25 Giugno 2016 01:32

Libertà umana tra dono e perdono

FILOSOFI LUNGO L'OGLIO Roberto Mordacci e l'etica della gratuità.

COLOGNE (vpl) Cos'è il dono? Un'offerta gratuita sì, che però costringe in un legame di scambio reciproco. Cos'è invece il perdono? «Un'eccedenza del dono (il prefisso latino "per" indica infatti esagerazione), nella sua forma più radicale, che supera tale logica» sostiene Roberto Mordacci, professore di filosofia morale all'università Vita-San Raffaele di Milano e relatore dell'incontro di domenica 19 della rassegna. La discussione ha mosso i passi dalla Shoah e dalle tesi in merito di illustri pensatori ebrei degli anni 60: «Jankelevitch , pur sostenendo il bisogno antropologico del perdono, la ritiene imperdonabile. Hannah Arendt dal canto suo, segue e analizza il processo contro Eichmann, un banale burocrate nazista talmente assorbito dal suo ruolo da aver perso la sua umanità». E qui sorge un'inquietante domanda: se anche fossimo responsabili di una sola colpa, saremmo perciò condannati a uno status inumano? «Così nessuno si salverebbe. Nessuno entrerebbe più in quel delicato gioco di relazioni umane con le quali forgiamo l'etica e le nostre identità. Perdonare significa consentire all'altro di riattivare il gioco. Vuol dire restituire l'uso della libertà a chi l'ha usata in malo modo. Non si tratta solo di separare la colpa dalla persona, ma anche di darle la possibilità di ricominciare».
Certo, entrambe le parti devono riconoscere l'intenzione consapevole della colpa e il pentito deve ovviamente impegnarsi a non ripeterla. Ma queste non sono garanzie, e non obbligano al perdono. Il rischio è parte ineliminabile della nostra originaria libertà di compiere il bene e il male. «E' solo di fronte all'imperdonabile che il perdono può esistere» dice Mordacci riprendendo il paradosso di Derrida. E conclude infine richiamando un altro pensiero della Arendt: «Se la colpa ci vincola al passato, il perdono si presenta in forma di promessa, per dare nuova linfa al futuro».

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