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Visualizza articoli per tag: avvenire

Vissuto tra il 1992 e il 1980, il pensatore napoletano Pietro Piovani si formò alla scuola di Giuseppe Capogrossi, il celebre filosofo del Diritto e giurista cattolico scomparso nel 1956. L'aspetto più originale del contributo recato da Piovani allo sviluppo della ricerca filosofica viene fatto consistere nel tentativo di coniugare lo storicismo con l'esistenzialismo, e non casualmente, a proposito di ciò, si èsostenuto che le tesi da lui elaborate vanno a collocarsi tra «esistenzialismo ripensato e storicismo rinnovato». Francesca Nodari ha individuato in Blaise Pascal uno dei modelli alti che hanno ispirato tale concezione filosofica e ha dedicato un bel volumetto all'interpretazione che il professore napoletano dette del genio di Cler Mont Ferrand, «un corpo a corpo tra un post moderno e un classico del pensiero». Caratterizzato da una «sorprendente contemporaneità».

Nel primo capitolo del volume, l'autrice affronta il tema, squisitamente pascaliano, della miseria dell'uomo e, riecheggiando affermazioni di Piovani riguardanti la visione antropologica di Pascal, scrive: «L'uomo è un granello di sabbia, nè angelo nè bestia e, a ben guardare, si pone - nel senso di una contemporanea idealità - gli stessi interrogativi dell'uomo nevrotizzato del Novecento».

Come ricorda Nodari nel secondo capitolo, Piovani ravvisò «nella sorprendente logica del cuore» il tratto più affascinante del pensiero pascaliano: «in tutta l'opera pascaliana - egli scrive - circola un sentimento dell'interiorità dei valori etico religiosi che ripugna ad ogni disciplina legalistica e che, pur quando l'accetta, la corrode dall'interno e accanto alla validità oggettiva, ex opere operato, dei sacramenti, non manca di far valere, come condizione del loro uso e della loro stessa fecondità, le disposizioni soggettive la justice du coeur del fedele ».

La terza parte del libro è imperniata sulla figura di Cristo, colto soprattutto nelle sua dimensione di servo obbediente e sofferente, che illumina la tragica esperienza del dolore umano. «Di qui - afferma la Nodari - scaturisce ciò che a noi pare un elemento di enorme interesse ermeneutico: il fatto che Piovani, lavorando sull'angoisse pascaliana e meditando su quel Cristo «in agonia fino alla fine del mondo», abbia individuato, nella sofferenza, la dynamis dell'agire etico e, nel grido, che mette a tacere tutti gli ismi e squarcia il cielo a metà l'esistenziale umano per antonimasia». Il Christus Patiens del Gethsemani diventa non solo il fratello dell'uomo nevrotizzato di oggi, ma Colui che è in grado di salvarlo, e dunque, anche Colui dal quale nessuna autentica filosofia potrà prescindere.

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Martedì, 05 Giugno 2012 23:00

Filosofi lungo l'Oglio sulla "dignità"

"Dignità" è il tema della VII edizione del Festival "Filosofi lungo l'Oglio" che si svolge da domani al 23 luglio, in 15 comuni tra Brescia e Cremona. Un tema importante in questi tempi di crisi economica, politica e di valori.

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Martedì, 01 Maggio 2012 02:00

Fare memoria di Dio secondo Paolo De Benedetti

Di Paolo De Benedetti a cura di Francesca Nodari esce "La memoria di Dio" per Massetti Rodella editori: la memoria di Dio, ove il genitivo è oggettivo e insieme soggettivo: è la memoria di Dio nei confronti dell' uomo e dell' uomo nei confronti di Dio. Un rapporto da leggersi in chiave bilaterale e che già è il preludio del dialogo tra il Creatore e la sua creatura.

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Una lunga tradizione letteraria, religiosa e filosofica considera vane e irrealizzabili le attese di felicità. Ricordo alcune delle voci più autorevoli. Il coro dell’«Edipo re» di Sofocle proclama solennemente l’impossibilità per gli uomini di essere felici.

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Gli antichi chiamavano la felicità eudaimonía, che significa venire a patto con i demoni, avere un buon rapporto col demonico, cioè con tutte quelle forze, tendenze, impulsi che ci trascinano.

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Domenica, 12 Febbraio 2012 01:00

Felicità. Il «non luogo» che vogliamo raggiungere

La felicità ha un «suo» luogo? Negli stereotipi più diffusi, essa non ha soltanto un luogo, ma una forma: quella della casetta volta ad ospitare una felicità intima e segreta (un cuore e una capanna), che rappresenta contemporaneamente il più diffuso, il più modesto («ça me suffit» «questo mi basta», si chiamano a volte questi rifugi dell’anonimato) e il più ambizioso degli ideali.

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