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In un suo famoso testo del 1949, «Lo specchio dell'uomo», Clyde Kluckhohn affermava che l'antropologo è chiamato a compiere un «giro lungo», attraversando territori lontani, per scoprire infine che questa era «la via più breve per tornare a casa».
La pratica dell'osare e le azioni per la libertà, intesa in senso personale, politico, economico e sociale. Un'incursione filosofica nelle diverse fenomenologie in cui la parola chiave dellaXVIII edizione del festival Filosofi lungo l'Oglio, «osare» appunto, si è incarnata è stata proposta da Marina Calloni nella lectio «Il potere di "pensare da sé" nei traumi di un mondo ferito», che ha concluso alla sala civica di Castegnato la 18a edizione della rassegna. Ad introdurre la studiosa è statala direttrice artistica Francesca Nodari, che non ha voluto far mancare anche in questa occasione un ricordo speciale al filosofo e antropologo francese Marc Augé, scomparso pochi giorni fa e grande amico della rassegna.
Alzi la mano chi di fronte a un parcheggio solitario o dentro un centro commerciale nel quale le persone passano anonime una accanto all'altraha esclamato "questo è un non-luogo': Ne sia consapevole o no, deve questa espressione all'antropologo, scrittore e filosofo francese Marc Augé, scomparso nella nottre tra domenica e lunedì a 87 anni. L'annuncio della scomparsa è stato dato da Romain Huret, presidente dell'École des Hautes Etudes en Sciences Sociales di Parigi, dove Augé ha svolto tutta la carriera accademica e che ha diretto dal 1985 al 1995.
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