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Domenica, 19 Luglio 2015 11:53

PARSI: «SODDISFARE ANCHE LA FAME D’AMORE»

Maria Rita Parsi è in ritardo per acclamazione, per l’incontro coi giovani e meno giovani ogni qual volta la intercettano.

Le chiedono un libro, l’autografo, una spiegazione volante e lei avanza nella non facile geografia notturna di Castel Mella senza una goccia di sudore, mentre la bravissima e stoica leader del Festival dei filosofi lungo l’Oglio, Francesca Nodari, con il malleolo fracassato da due mesi, cerca di raggiungerla con stampelle bioniche. Mentre, ancora, con abilità propria e del mestiere, il vicedirettore del nostro giornale, Nunzia Vallini, trattiene il pubblico con il ripasso del Festival, la storia dei suoi dieci anni, la targa del Presidente della Repubblica, la forza di persone sempre tra le duecento e le settecento, proprio nel momento in cui il trio femminile, Parsi-Nodari-Vallini si riunisce in abbraccio molto sentito dalla folla, che in qualche modo proclama questo festival molto femminile, molto femmina e molto materno. I maschi ci sono, accompagnano, stanno discosti alla maniera esatta in cui furono discoste le femminucce fino agli anni Novanta, in questi convegni così esposti, così all’aperto. «Fame d’amore» è la questione posta alla Parsi, il pretesto per dire di una grande necessità da alimentare, perennemente, dal tempo non misterioso e misterioso della placenta, alla primissima infanzia e via via, nei giorni della vita. Dev’essere incessante l’unità materna con i figli, fondata sulla necessità di donare «radici e ali» e semmai le radici non fossero proprio d’acciaio, come domanda Nunzia Vallini, allora, risponde la Parsi, maggiore allenamento d’amore e con maggiori fortune. Nessuno garantisce, ognuno è responsabile in questi nostri giorni in cui la violenza sta sulla porta di casa e il terrorismo viene lasciato lì, in anticamera, aspettando ciò che non si deve attendere. Dunque, insiste Maria Rita Parsi, la cultura dell’amore è la grande chiave per asciugare la palude di oggi e aprire i saloni immensi del futuro. Con la cultura dell’amore, la cultura della responsabilità, del sogno: «Una mappa del mondo che non tenga conto del paese dell’utopia - dice Maria Rita Parsi, citando Wilde -, non merita neppure uno sguardo». Applausi e nostalgia. Per un anno non ci si vede.

Informazioni aggiuntive

  • autore: Tonino Zana
  • giornale: Giornale di Brescia

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