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Lunedì, 21 Luglio 2014 11:34

Promessa di pace nell'Assunzione di Travagliato

Canuto, convalescente ed entusiasta di reinterpretare il suo libro uscito in questi minuti per la Morcelliana, Bernhard Casper, si brescianizza, un poco come i Nobel annuali di Iseo; e circola sul segmento tra Iseo, Palazzolo, Rovato e Travagliato dove, questa sera, nella Parrocchiale dei Santi Pietro e Paolo, converserà sul tema «Evento della pittura ed esistenza umana vissuta. Su due opere di Vincenzo Civerchio a Travagliato».

Chi non ha seguito il «Travagliato tragitto casperiano», in questi due anni, dovrà attendere ancora un capoverso per allinearsi al senso molto bello di questa lezione-dono del maestro di Friburgo. Succede così: due anni fa, l'allora sindaco di Travagliato, Dante Daniele Buizza, offre le insegne della cittadinanza onoraria a Bernhard Casper. Lui accetta e subito va in cerca di un contraccambio. Visita il paese, le chiese e si trova davanti un pittore che lo rimanda alla passione dell'arte oltre la vita, del sacro sostanza di fede e di fiducia, di quella pietà e di quella consolazione, insomma, amiche fedeli nel lungo cammino del suo viaggio da intellettuale e sapiente europeo ascoltato nel mondo. Comunica a Francesca Nodari, direttore scientifico del Festival dei Filosofi lungo l'Oglio - il «nostro festival» lo chiama Casper per dichiarare la bellezza di un evento di cui si sente padrino con Natoli e Maria Rita Parsi in prima fila - e le dice che quel pittore Vincenzo Civerchio, rinascimentale cremasco del primo e pieno Rinascimento, con quelle due opere create - o portate? - a Travagliato, costituiranno il movente della sua gratitudine per l'onore di essere cittadino travagliatese. Preparerà due lezioni sulle due opere di Civerchio, «La Salita al Calvario», che si trova nella sagrestia della chiesa parrocchiale di Travagliato, e l'«Assunzione» a Santa Maria dei Campi e le congiungerà in un libro. Questo il dono.

Tutti in attesa, questa sera, di toccare il libro e di assistere alla seconda lezione sull'«As-sunzione di Maria» essendo la prima consumata felicemente l'anno scorso intorno alla prima opera di Vincenzo Civerchio, appunto, «La Salita al Calvario». Così concludendo il ciclo lungo e molto apprezzato del viaggio dei Filosofi lungo l'Oglio con in tasca la parola fiducia. C'è materia per il consueto pienone con emozione finale del popolo nodariano che in questi nove anni ha passato uno o due mesi lungo le rive di un festival divenendo la consuetudine di una ferialità seria e priva di barocchismi intellettualistici. Libera e creativa. Il libro di Casper l'abbiamo in seconda origine, dentro un pdf sfaso e gli entriamo dentro con l'avidità di chi confida in quel gentiluomo che non bada a calolare le energie e privilegia l'onore di un'amicizia alle birichinate degli acciacchi. Guarisce da noi con la medicina solita, due cucchiai di filosofia la sera, 21,15, oggi a Travagliato e tre cucchiai di sacralità artistica. Civerchio in persona, sotto forma di fantasma, passerà nella nostra corsia e distribuirà le medicine buone almeno per un'intera estate.

La prima parte del libro, tradotto da Laura Bonvicini con un'introduzione generosa di Francesca Nodari, descrive l'incontro spirituale con «La Salita al Calvario». Casper conversa con Civerchio e intanto sente i suggerimenti dei «suoi» Grilnewald, Diirer, Holbein e Cranach e intanto rimanda a Leonardo e Michelangelo. Condivide il contesto storico delle opere e riflette su quanto, tra l'altro, il prof. Luciano Anelli ha scritto sull'arte di Civerchio e il suo tempo al paese bresciano: c'è qualcosa di travagliato nel nome di Travagliato e le lotte e le invasioni di quel tempo avranno certamente trattato con la creativi-tà degli artisti, la vita sul limite della morte, il senso di un salvarsi oltre la terra della disperazione e del sangue. Rientra in campo la fiducia-fede e si aggrappa alla salita del Calvario, parla con lo sguardo perso di Gesù malmenato verso la passione del lettore e collega subito la lunetta a nord del dipinto che attende al riposo di Cristo nella prima morte, nella deposizione tra terra e sepolcro.

L'«Assunzione di Maria» di Civerchio in Santa Maria dei Campi a Travagliato Casper entra nel dipinto, sale al Calvario, è lì tra un popolo agitato e dev'essere quel viso sgomento che non fa parte di quel male e si stupisce del punto a cui esso è arrivato. Quando uscirà dal dipinto crede che a noi contemporanei tocchi il dovere di un apprendimento, l'obbedienza alla pacificazione, la resa al sacro. Congiuntamente, in una sorta di confessione aperta e all'aperto. Così, Santa Maria dei Campi, questa sera, diviene la perfetta seconda parte, la continuazione della prima lezione nel cuore del secondo dipinto, concludendo il viaggio di Civerchio e il viaggio dei Filosofi come se fossero i viandanti dell'unico e intramontabile tempo concesso all'umanità, tra bene e male, guerra e pace, odio e consolazione, vittoria, infine, di una pietà a cui noi lombardi apparteniamo quasi per fatica maggiore, per educazione alla laboriosità del fare e alla vigilia dell'istruirsi e del pensare.

Ecco l'«Assunzione di Maria», cinque metri di trionfo al cielo, che Casper avverte umanizzato in una prospettiva centrale, meno spirituale, meno soggetta all'arte divina e libera per l'arte completa dell'artista, vicino appena alla presa del Foppa e cominciando a dirgli «ciao» come il passo del bambino che si stacca dalla madre o la prima pedalata di Amedeo, figlio di un amico argentino di cui ha parlato Casper nell'Auditorium San Fedele di Palazzolo per riannunciare che la fiducia e la fede non sono consegnate da Dio, Cristo e Maria all'umanità, ma pervengono per trasfusione innaturale. Dunque Maria sale e protegge in questa sua dimensione verso un Dio da cui è attesa per necessità e non per beneficio e distende la protezione sulla terra di Travagliato e su tutta la nostra terra: placa, promette pace. L'Assunzione, mezzo millennio dopo, cura le profezie di Maria che compare ai pastori e annuncia tragedie.

Forse sono passate, forse le abbiamo alle spalle e quanto soffriamo ci appartiene solamente per normale costituzione fisica ed estetica e perché non ci accorgiamo di essere nell'ultima trincea in cui si distruggono gli estremi effetti collaterali delle grandi malvagità umane, le cento shoah dei secoli. Casper si onora della brescianità e annuncia di fare ancora la sua parte. L'arte delle due opere di Civerchio rilancia la necessità che abbiamo di riscoprire la nostra grande bellezza dentro la nostra grande speranza. Sperare, affidarsi, ecco la perenne questione di un'umanità mondiale confusa fino ai pianeti vicini, in un posto in cui non conosce bene se è davanti a una nuova shoah oppure nella apprensiva convalescenza dopo i colpi seri, che Casper ha superato, lasciato a Friburgo. Stasera, dopo essere sceso dal Calvario, sparirà nell'Assunzione di Maria, per quell'ora ispirata di lezione. Quindi lo ritroveremo vicino, canuto, paziente, buono di natura e di pensieri. Un padre a cui la lettera maiuscola non starebbe male. Buonasera, prof. Casper.

Informazioni aggiuntive

  • autore: Tonino Zana
  • giornale: Giornale di Brescia

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