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Martedì, 15 Luglio 2014 12:56

«Senza fiducia non si può vivere»

E' davvero immaginabile che Dio, nostro padre, ci «induca in tentazione»? In caso contrario, tuttavia, come si spiega la richiesta che non lo faccia all'interno della preghiera cristiana per antonomasia? Bernhard Casper, uno dei più noti filosofi della religione viventi, racconta ehe un aiuto a risolvere la questione gli è venuto da un bambino di tre anni, figlio di amici: «Ogni sera, prima di addormentarsi, Amadeo recita con tutti i membri della sua famiglia il "Padre nostro". Una volta, giunto alla formula "...e non indurci in tentazione" ha spiegato al padre che cosa significassero per lui queste parole: "Prego Dio perché faccia con me quello che fai tu quando tento di andare in bicicletta e tu mi corri dietro perché io non cada"».

Per Casper «Amadeo, con l'intuito proprio dei bambini, ha compreso un concetto di grande profondità: ciò che siamo soliti chiamare "fiducia" non è una cosa, un dato oggettivo, ma una relazione che si può stabilire tra soggetti liberi, quando superiamo il timore che l'altro costituisca una minaccia, un ostacolo per noi». Nato nel1931, sacerdote da quasi 60 anni, già amico di Emmanuel Lévinas e docente emerito «L'apertura è legata alla coscienza che la nostra esistenza non è solo nostra» dell'Università di Friburgo in Brisgovia, lo studioso tedesco è Cagli ospiti d'onore dell'edizione 2014 di Filosofi lungo l'Oglio la rassegna diretta da Francesca Nodari che prevede come negli scorsi anni incontri e conferenze in diverse località delle province di Brescia e Cre-mona; questa sera alle 21,15, presso l'Auditorium San Fedele di Palazzolo sull'Oglio, in piazza Zamara, Casper affronterà il te-ma «Fidarsi - cibo della nostra vita. Momenti del suo accadere» (nell'occasione sarà presentato anche il testo di questa lectio magistralis, curato dalla stessa Francesca Nodari e pubblicato dagli editori Massetti Rodella); domenica 20 alle 21,15, a Travagliato, nella chiesa di Santa Maria dei Campi, terrà invece una lezione di «teologia monumentale» sull'«Assunzione» del Civerchio (ulteriori informazioni sul sito filosofilungologlio.it).

Almeno a Bergamo e dintorni, anche a seguitodi alcuni terribili fatti di cronaca, la fiducia collettiva pare in calo. Si diffonde invece la richiesta di sicurezza, intesa perlopiù nel senso dell'incolumità fisica. Possono bastare le leggi per proteggere la nostra vita? «No, non bastano. Le leggi e la forza pubblica possono fungere da steccati, in modo da impedire una "guerra di tutti contro tutti", secondo l'espressione di Hobbes. Il semplice rispetto delle norme non è sufficiente, tuttavia, perché i rapporti tra le persone acquisiscano davvero una qualità umana. Già nel V secolo avanti Cristo Gorgia da Leontini osservava che "senza fiducia la vita non vale la pena di essere vissuta"; e la psicologia infantile ci mostra come la nostra esistenza inizi nel segno di un dialogo fiducioso tra il neonato e la madre. Senza contare che le norme di legge, se non vengono continuamente ripensate e vivificate dai cittadini possono degradarsi in strumenti di oppressione: nella mía adolescenza, io ho potuto sperimentare che cosa fosse il regime nazista».

Quali sono,allora, le condizioni minime o favorevoli perché tra le persone si stabilisca un clima di fiducia?
«Non vedrei la questione in questi termini, perché la fiducia non può essere concepita come l'esito automatico di un procedimento, come il risultato dí un sapere calcolante. Ha piuttosto il carattere di un evento, che sopraggiunge dall'esterno - per così dire, quando comprendiamo che la nostra esistenza non è solo nostra, ma è sempre abitata da altri». Lei ha frequentato Emmanuel Lévinas, che ha incentrato su questo punto tutta la sua filosofia. «Sì, ho avuto la grande fortuna di conoscere Lévinas, oltre ad aver studiato approfonditamente i testi di un altro grande filosofo ebreo, Franz Rosenzweig: in questi autori ho trovato precisamente l'idea che il pensiero, come il linguaggio, abbia essenzialmente una natura dialogica. Noi non siamo mai veramente soli, e la scoperta della positività, dellafecondità di questo dato di fatto è indubbiamente - per usare un termine cristiano - una "grazia"».

La fiducia tra gli esseri umani ha a che farecon la fedee la speranza in quanto virtù teologali?
«Io ritengo di sì, che la fiducia si alimenti di un'apertura al futuro, di una speranza che ha ultimamente il proprio fondamento in Dio. Questo non riguarda solo coloro che si professano cristiani, poiché le persone usano diversi nomi per alludere al Mistero divino che tutti ci sostiene. Nella teologia e nell'iconografia cristiane, tuttavia, questa consapevolezza è espressa con forza: ad esempio, in alcune raffigurazioni della creazione dell'uomo - penso a quelle in San Marco a Venezia, o a quelle della cattedrale di Friburgo. Dio sta di fronte ad Adamo e i loro sguardi si incontrano, in un atto di riconoscimento reciproco; non traspare, qui, alcuna volontà di dominio da parte del Creatore sulla creatura, ma il desiderio di sorreggerla nell'esercizio della sua libertà».

Informazioni aggiuntive

  • autore: Giulio Brotti
  • giornale: Eco di Bergamo

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