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Mercoledì, 02 Luglio 2014 16:30

Don Chisciotte viaggio morale nel sogno

Don Chisciotte è paziente e amabile, nel senso che ama il festival dei Filosofi lungo l'Oglio e il suo direttore Francesca Nodari; e il suo cantore dell'altra sera, il prof. Armando Savignano. E amandoli, li attende a lungo, sul confine cui sta a guardia l'assessore Gian Marco Cossandi, il quale esalta il ponte dell'incontro e la bellezza dell'attesa, intanto che Don Chisciotte cavalca le ultime miglia per entrare con cavallo, Sancho e il resto all'Auditorium San Fedele di Palazzolo.

Loda l'armonia della parola chiave su cui si incentra il nono festival, la fiducia, combina le riflessioni con la perfetta avanzata del relatore, del direttore e di una platea mes-sa al buio per concentrarsi su «Don Chisciotte, cavaliere della fede», per ascoltare la perfetta utopia che incede ed essere interprete di quella cadenzata modernità di don Chisciotte, che entra in ogni secolo. Ora, nel XXI, si sente la quarta entrata, spiega il prof. Savignano, ordinario di Filosofia morale e tra gli studiosi più acuti del pensiero spagnolo contemporaneo. Arringa, il professo-re, interpreta l'universalità del cavaliere della fede, la modernità del suo pensiero apparentemente in-genuo e in realtà fortemente vittorioso a lungo termine, picchia contro le coniatele di allora e di oggi, mostrando la severa e insuperabile universalità di don Chisciotte.

Il prof. Savignano schiera le bocche di fuoco della critica cervantesca, Unamuno, Zambrano, Ortega e sceglie la via maestra dell'idealismo morale, partecipa alla sua nomina, «migliore mito del sacro», anzi lo nomina quale superiore simbolo della religiosità spagnola e so-stenitore magnifico della morale del sogno. Ma la parola vincente è la bontà. La bontà e l'amore ore duellano contro la cattiveria e il cinismo e dominano, secondo tempi adatti, il torneo delle esistenze. Il bene, ribadisce a più riprese il prof. Savignano, forse perché la tecnica del bene consiste pure nella sua ripetizione fisica e filologica, vincerà sui faccendieri e sui furbi di ieri e di oggi. Quella che si considera la follia di Don Chisciotte, in verità, è la sua profezia più lucente, l'eroicità lirica, in quanto viene a configurare, in una geometrica morale della fiducia, ciò che potrà resistere oltre il fallimento di ogni materialità storica.

Chi si ergerà sulla bontà, chi oltrepasserà il male e lo annienterà se non il suo contrario? La pazzia vera, quella patologica e tragica, si incarna nel mondo delle nostre apparenze, in un contesto ormai autodenunciabile come fradicio, inconsistente, cadente. La rassegnazione di don Chisciotte, dunque, sostiene il prof. Savignano, è fortemente attiva, si alimenta della fede e si sostenta, all'origine, di puro amore, di pura bontà. L'origine e il destino della persona si reincontrano, quanto dì peggio e di contrario accade dall'inizio alla fine è solo la parentesi, l'incubo del male, sogni all'incontrario di realtà apparenti. Sta avanzando, percettibilmente, il tempo dei buoni e intanto infuria la malvagità, poiché nella fase finale dell'epoca maligna, il mostro del male si agita e propone le ombre peggiori: il male esige di estinguersi nel suo stile peggiore.

La dolcezza patita di don Chisciotte eleva lo spirito della consapevolezza nelle parole della fine. Don Chisciotte non esala l'ultimo respiro quando dice, «sono nato per vivere morendo», timbra, invece, la grandezza del suo lascito e pronuncia una riflessione del genere: guardate lettori, amici del mondo, che io sapevo che i mulini erano mulini, ma desideravo che tutti noi potessimo esistere in ogni condizione e nello stato completo di una fiducia tragica e comica insieme, cavalieri della fede, ad ogni costo, passando il guado con la consapevole ragione - non follia - della bontà. Ultimo - e primo - rimedio per ricominciare a cavalcare lontano dalle insidie della morte che ci procuriamo e immaginare il mondo che ameremmo esistesse. Disarmati. Buoni. Per avere il diritto di scegliere, tra le nostre frasi migliori, quella di don Chisciotte, «sono nato per vivere morendo».

Informazioni aggiuntive

  • autore: Tonino Zana
  • giornale: Giornale di Brescia

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