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Domenica, 15 Giugno 2014 23:06

Sergio Givone, il «prestar fede» come scommessa del bene sul male

Sergio Givone, professore di Estetica, tratta del «Prestar fede» nell'ambito del festival Filosofi lungo l'Oglio giunto, l'altra sera, a Borgonato di Corte Franca, nella cornice suggestiva delle cantine Guido Berlucchi. L'introduzìone viene affidata a un libretto-guida, elaborato, di nuovo, da Francesca Nodari, consegnato agli amici dell'evento in ogni manifestazione.

Si legge una frase che illumina l'inno - cenza maggiore del «prestar fede», affidata a un passaggio de «L'idiota» di Dostoevskij: «Non ho mai incontrato in vita mia un uomo simile a lui per nobile semplicità e illimitata fiducia... chiunque voglia può ingannarlo e chiunque lo ingannasse sarebbe poi perdonato da lui». Si stabilisce subito l'esigenza di un'apertura d'anima, di una nobiltà sentimentale necessaria perché si muova quel «prestar fede» che sublima lavolontà di un ascolto e quindi di un affidarsi completo, ra-gionato e poi al netto di condizioni sub suspicione. Sotto la lama del sospetto.

Givone parte dal fatto che ogni nostro gesto quotidiano non esisterebbe se non ci fosse un atto di fiducia. «Vedete - esemplifica - mi affido al cameraman per farmi microfonare, gli presto fede nella convinzione che la mia voce e il mio pensiero giungano a voi nel modo più nitido possibile. Altro esempio: se mi si inceppa il computer, in tal caso non so come prestar fede, in quale maniera affidarmi con se-rietà a un'ipotesi di buona riuscita. Quando si tratta di un persona, al - Sergio Givone lora scatta un atto di fede immenso. Nel campo dell'amore, la sfida è suprema e non si conosce l'esito, si presta fede per passi, per confronto e non si conosce l'esito finale». Il prof. Givone analizza i principi di due scuole fondamentali che si muovono diversamente rispetto al tema della fiducia. I greci vedevano la verità nel principio di identità il quale si incarna nel principio di non contraddizione.

Dunque, il prestar fede per i greci si ricava in una verità fredda, nel teorema dell'essere e del non essere, il prestar fede diminuisce come importanza. Per il prof. Givone si aumenta la credibilità del prestar fede allorché ci si affida alla tradizione giudaica cristiana che parla di una promessa, di una salvezza che verrà e quindi immagina già il minimo di scommessa che più tardi Pascal tradurrà in un'accezione minimale eppure possibile, non più una verità grecamente marmorea, ma una fiducia rispettata nella credenza del Dio, perfino una scommessa sulla fiducia. Fino in ultimo, compreso l'incomprensibile accadimento di una cosa malvagia invece di una cosa buona per la ragione che il libero arbitrio e la potenza di Dio si stagliano in un disegno misterioso soltanto in termini finali aperto alla comprensione, comunque sorretto dal libero arbitrio, dall'azione in libertà della persona. II prof. Givone insiste nel concetto di tragicità, dove il nulla mantiene la contraddizione e la sopporta fino alla scelta della persona del bene sul male, della liberazione del prestar fede invece che al suo contrario.

La verità non si conosce all'inizio come dicono i greci, ma la verità è un atto dinamico di affidamento, si determina nel futuro. Come nella pagina iniziale dell'Apocalisse, quando il fanciullo è minacciato di rimanere sbranato dal drago e Dio diventa possibilità di salvezza proprio nel fascino del dedicarsi al bene, dell'esaltare il prestar fede. Anna Becchetti, assessore alla Cultura, concentra questo prestar fede sul rapporto tra i Filosofi lungo l'Oglio e questa terza avventura di conoscenza a Cortefranca. Tre volte la fede è prestata e tre vol e viene onorevolmente ritornata.

Informazioni aggiuntive

  • autore: Tonino Zana
  • giornale: Giornale di Brescia

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