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Sabato, 09 Febbraio 2013 20:20

Il futuro di Dio è il dolore condiviso nel cuore della Shoah

Paolo De Benedetti Paolo De Benedetti

Avanzano con il passo ottuagenario di chi viene da Asti e torna ad Asti nella notte. Paolo e Anna ricevono il braccio rispettivamente della dott. Francesca Nodari, direttrice dei Filosofi lungo l’Oglio in circuito nella suggestione freschina di San Fedele a Palazzolo, e di Eugenio Massetti, editore con il piglio, l’altra sera, di paggio-editore. San Fedele è vissuta da oltre cento persone, salutata per tutti e principalmente per gli ospiti, da una cortesia scelta dell’assessore Gianmarco Cossandi, «ci facciamo piccoli di fronte al teologo, biblista, scrittore e docente... ci sediamo all’ascolto ».

Francesca, il Capo di un’intuizione invernale sul «Fare Memoria. Perché la Shoah?», invita a segnarsi l’« imprevedibilità» del prof.De Benedetti, quello spirito di aggiudicarsi l’ultima riflessione in diretta, lì, in quell’istante,dopo notti insonni intorno alla questione da trattare, «Il futuro di Dio» nell’accezione passiva ed attiva, ieri e domani, cielo e terra, persona e Dio con l’intermediazione sanguinosa del dolore, dalla Crocifissione di Cristo alla Crocifissione della Shoah. Il professore è imprevedibile per l’unicità di un procedimento ispirato, per la conoscenza di ogni interpretazione rabbinica, per possedere in dote il vento della grazia nel luogoin cui gliaccade di pensare.E di intuire l’ultimo suggerimento proveniente dal sapere e dalla fede. Insieme,alleate peristanti di rara grazia.

«L’anno scorso mi avete assegnato - ricorda - il tema sulla "Memoria di Dio". Quest’anno avete voluto rendere insonni, io e mia sorella, per questo titolo, "Il futuro di Dio". Allora cercherò di accedere subito a un dato di antichità, di "tradizione muta" riguardo al futuro di Dio, allorché nei nostri catechismi si affermava: "Dio è l’essere perfettissimo, Creatore e Signore della Terra". Ecco, a fronte di una dichiarazione così,perdiamo il sentiero del futuro di Dio». Lo amiamo immobilmente, fermi e spaventati. Invece, pensa il prof. De Benedetti, ricordando il dono di una visione di sé allo specchio per il libro elaborato intorno alla sua operadaparte di Ilario Bertoletti, ringraziato lì, presente nel mezzo di San Fedele, il futuro di Dio è contemporaneamente il suo passato e viceversa. Il tempo non entra fisicamente nel conteggio di Dio, l’unicum di ieri e domani cammina e si identifica nell’istantaneità in cui viene evocato.

Come se tutti noi, in San Fedele, fossimo divisi e indivisi a rappresentare simultaneamente- simul stabunt etsimul cadent - il passato e il futuro. Al di là della morte, così che essa finisca per essere un confine non assoluto rispetto al futuro dolore di Dio e della persona. Dio piange sulla rovina del suo popolo e il suo popolo piange sulla rovina crocifissa del Figlio. Di ogni figlio. Forse, l’usufrutto del dolore diviene un pianto doppio, ricorda il prof. De Benedetti, il pianto umanissimo di Dioper l’uomo e il pianto deificato dell’uomo nei confronti del Signore Gesù Cristo. Dice il rabbino riguardo al pianto di Dio: «Se tu vuoi che io non pianga, io non piangerò, ma piangerò in luoghi segreti». In questa contrazione tra la pietà della persona e il richiamo alla preghiera del pianto da parte di Dio avvampa un bagliore di umanesimo senza datazione. Una sorta di umanesimo biblico. Come se uno strano Marita in risalisse, un giorno, tra passato e futuro - poiché esiste anche un futuro; che è ritorno a un passato onorato di spiritualità e di umanità. Dunque - riflette il prof. De Benedetti - Dio è eterno, ma vive nella temporalità. C’è un’incarnazione del divino nel temporale. Del resto Gesù viene in terra con un futuro da realizzare. Il futuro di Dio, in qualche modo, sostiene il biblista, è una grazia concessa a Dio.

«Dio crea - spinge al culmine Paolo De Benedetti - e nell’atto di creare, non prima, comprende quello che ha fatto e lo definisce. Il futuro di Dio è nascosto a Dio fino a quando non diventa realtà». Ecco, siamo alla stazione della magnifica «imprevedibilità debenedettiana », annunciata dall’altrettanto «magnifica mobilità intellettuale nodariana». Si è sospesi ad ammirare,di nuovo, il pensiero nel tempio. Infine, nel futuro di Dio c’è il bene e il male e l’uomo deve sapere scegliere il futuro giusto per Dio e per sé. La Shoah fu la scelta del male e costrinse Dio al pianto nascosto. Pianto senza fine se non si incenerisce l’ultima cellula maligna della Shoah.

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