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Lunedì, 18 Dicembre 2023 01:34

«Qui,dove si lavorava la terra, coltiviamo il pensiero di cui in tanti ora hanno fame»

la copertina del libro la copertina del libro

Francesca Nodari, anima del festival Filosofi lungo l'Oglio, parla del rapporto tra «coltura» e «cultura»
La Cascina Le Vittorie non è solo un luogo, circondato dai campi, ricco di storia e di tradizioni. È anche l'emblema di un legame fra «natura» e «cultura», a richiamare quella fatica del vivere e del procurarsi il cibo quotidiano, che in qualche misura può essere assimilata alla tensione dell'uomo nella ricerca costante della conoscenza. In fondo, la parola «cultura» deriva dal latino «colere», che significa «coltivare» e che, lo evidenziava Cicerone, si riferisce tanto ai campi, quanto alle amicizie, alle virtù e agli studi.

Riflessioni che vengono affrontate e approfondite nel libro di Paolo Zanoni e Francesca Nodari «Le Vittorie: tra agricoltura e filosofia» (edizioni Mimesis), che è stato presentato lunedì alla Fondazione Filosofi lungo l'Oglio (via Le Vittorie 11, Villachiara), con interventi, tra gli altri, dell'assessore regionale alla Cultura, Francesca Caruso e del prefetto di Brescia, Maria Rosaria Laganà. Fondazione che, non a caso, ha sede proprio in una ex stalla dei cavalli, ora riconvertita secondo la pratica del «retrofitting» in un auditorium dotato di comfort tecnologici per ospitare conferenze, seminari, esposizioni.

Ne abbiamo parlato con la coautrice, nonché direttrice scientifica del festival Filosofi lungo l'Oglio, la filosofa bresciana Francesca Nodari.

Nodari, perché un volume dedicato a Le Vittorie?
Nasce da un input lanciato alla storico Paolo Zanoni, mente storica della comunità di Villachiara, di ricostruire la storia di questa cascina, che mi piace chiamare grande «nave», così come il filosofo Sergio Givone, molto legato alla campagna in cui è nato, fa nel suo «Il bene di vivere». Quando abbiamo messo mano ai lavori per la ristrutturazione dell'immobile che è diventato sede della Fondazione, ho cominciato a pensare a cosa potesse essere passato da questo sito, i cui confini furono tracciati dai Martinengo a partire dal '400 ed i cui ultimi eredi erano due donne, le contessine Martinengo, mentre ora ci siamo io e mia madre Antonia: sembra un po' la storia che si ripete, ci sono un sacco di coincidenze. Comunque, alla fine Zanoni mi ha presa in parola e il libro ha preso forma.

La sua prefazione si intitola «Pane e filosofia»: ecco, dato il grande successo ormai da 18 anni del suo festival, ci spieghi perché, oggi, la gente ha così «fame» di cultura...
C'è un grandissimo bisogno di acquisire strumenti, soprattutto in un Paese che si impoverisce sotto questo aspetto sempre di più, dove abbiamo un record di laureati che se ne vanno all'estero, mentre i cervelli andrebbero mantenuti qui. Personalmente, ho sempre voluto credere e scommettere nella mia terra (anche se questo ha comportato passare momenti non facili), di ascoltare la voce che viene dalla comunità e le 45mila presenze registrate all'ultima edizione del festival ci danno ragione. Perché questa necessità? Perché le persone, come diceva il grande Remo Bodei, cercano un pensiero che sia antidoto al «fast food» dei mass media. Stanno saltando le grandi agenzie culturali la scuola e la famiglia -, esiste un problema di educazione, c'è un'emergenza femminicidi e di violenza contro le donne. In un capitolo cerco di riassumere i tanti allarmi usciti dalla società: la solitudine, la paura, le nuove autostrade virtuali, le relazioni tossiche... Chiudo il mio saggio dicendo che il futuro della filosofia, come sostiene molto bene Cacciari, sia tornare alla sua vocazione originale, ovvero il «domandare radicale».

Starà certamente già lavorando alla prossima edizione di «Filosofi lungo l'Oglio»: può darci qualche anticipazione?
Posso dire che si terrà dal 5 giugno al 25 luglio in tanti Comuni e ci sono molte adesioni anche da nuove amministrazioni, che si stanno rendendo conto che occorre appoggiarsi a realtà culturali che presidino il territorio e facciano da tramite con senso di responsabilità. Sicuramente torneranno, incrementate, le «Passeggiate filosofiche», una formula inaugurata all'ultima rassegna e che ha riscosso un successo straordinario. Poi tante altre novità, su cui per il momento è meglio mantenere il riserbo per una questione di prudenza.

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