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Lunedì, 25 Luglio 2022 07:18

«Dire io» insieme a Celada Ballanti

Celada Ballanti è docente di Filosofia della religione Celada Ballanti è docente di Filosofia della religione

Alla cascina Tokyo si parla di «dire tu, dire noi nell'esperienza religiosa» a partire dalle 21 .. L'ultima settimana del Festival Filosofi lungo l'Oglio diciassettesima edizione, leitmotiv: «Dire io» entra nel vivo questa sera alla cascina Tokyo di Trenzano, dove protagonista sarà Roberto Celada Ballanti.

«Dire io, dire tu, dire noi nell'esperienza religiosa» è il titolo del suo intervento, in programma come al solito alle 21 (ingresso gratuito). Classe 1957, Celada Ballanti è professore ordinario di Filosofia della religione e di Filosofia del dialogo interreligioso al Dipartimento di Antichità, filosofia e storia dell'Università di Genova.

I suoi interessi di ricerca vertono attorno alla filosofia della religione moderna dall'Ilmanesimo all'Illuminismo, al problema religioso nell'età contemporanea e nel dominio del nichilismo ed alla filosofia del dialogo interreligioso nella sua storia e nei suoi sviluppi novecenteschi. Nello specifico, anticipa Celada Ballanti, «il mio intervento verterà sul dialogo interreligioso, il cui plesso problematico sarà affrontato da una prospettiva squisitamente filosofica. Nel quadro geopolitico si manifesta come ineludibile l'urgenza di un dialogo tra le religioni, tanto più in un tempo, quale è il nostro, che assiste a una generale crisi della convivenza, in senso culturale, religioso, politico».

Il Mediterraneo, in particolare, «da area di coesistenza, da regione di scambio, da spazio di ibridazioni e incontri, si è trasformato in muro che separa popoli, religioni e culture. Pensare una filosofia del dialogo interreligioso, in simile contesto, appare quanto mai essenziale».

Il compito di una filosofia del dialogo interreligioso, sostiene allora Celada Balanti, è «elaborare un universale non totalizzante, non proiettivo, che sempre diventa - basti considerare la storia dell'Occidente - dispositivo di esclusione, colonialismo camuffato, volontà di potenza. Tale, del resto, è il volto della globalizzazione.

Occorre cercare un universale capace di ospitare le differenze e una figura del dialogo che sappia mettere in gioco tutte le potenzialità del prefisso di derivazione greca dia-. Il dia-logo, in quanto interruzione del mono-logo grazie all'irruzione-intrusione dell'altro, è sempre logos spezzato, implica differenza e anche attraversamento. Abita la terra di mezzo tra relatívismo e fanatismo. È la terra di mezzo dove soggiorna la possibile discorde armonia tra le fedi, e che a tutte ricorda la comune distanza dal volto di Dio».



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