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Giovedì, 24 Giugno 2021 16:55

Al Viridarium di Santa Giulia il confronto tra Asher Colombo e Brunetto Salvarani

BRESCIA. Il parco del Viridarium in questa sera non del tutto persa al giorno, rimane una sorpresa di verde, di aria rinfrescante con una collina protettiva e presepiale alle spalle e sopraun cielo indimenticabile di cenere e di celeste, tutto nel ventre di Santa Giulia, autentica madre anche di questa bellezza placida, che martedì ha salutato Francesca Nodari e il suo Festival dei Filosofi lungo l'Oglio. Si è accolti da Francesca Bazoli, presidente della Fondazione Brescia Musei, in una semplicità ricca di spunti popolari come l'invito a venire avanti nei musei della cittadinanza, poiché essi sono civici e quindi dei bresciani e contengono, qui, millecinquecento anni di vita condensati in un unico luogo.

Queste due Francesche stasera guidano la cultura bresciana e si salutano nella complicità di chi scava nella storia e nello studio per alimentare la comunità. Finalmente donne con le donne e non donne contro le donne. Questa sorta di maternità culturale viene contemplata dalle relazioni di un sociologo, Asher Colombo, e di un teologo, Brunetto Salvarani, intorno alla questione perenne.

La materia si iscrive a un'esclusione degli scongiuri proprio per l'energia della filosofia e la struttura edenica del posto in cui siamo accampati. Siamo, esattamente, tra un addio alle mascherine avrà proprio senso?! e la prima memoria di fine lutto. Il sociologo e il teologo si portano due libri freschi, parlano di riti religiosi in mutamento. Il prof. Salvarani sottolinea il calo delle consegne eucaristiche alle Messe, la caduta delle vocazioni, il contesto relativista in cui viviamo e replica l'interrogazione di un collega canadese: È il paradosso della teologia, di un'intellettualità affaticata, forse, a scorgere il contropiede, il calo di prospettiva improvvisa per cui, altrettanto paradossalmente, diciamo noi, il figlio di Dio potrebbe trovare troppi cristiani spaventati dal ritorno di morti improvvise, appunto pandemiche».

Fu più libero di noi nel leggere il futuro dei cristiani, il teologo Bonhoeffer, nella crudeltà dei lager nazisti, nel suo testo «Resistenza e Resa», allorché profetizzò un Cristianesimo senza religione, una fede nell'uomo e quindi nel Dio. Noi, dice Salvarani, siamo nella tenaglia di due rimozioni: «È la prigione del poeta a sbarre teologiche».

Cambiamenti. Il prof. Colombo usa la sociologia, l'incontro con le persone della pandemia, e invita a leggere il cambio dei riti, il cambio del commiato, la pandemia castrante la buona morte. «La trilogia inferno-purgatorio-paradiso è in crisi, il rito rischia interpretazioni anarchiche, eppure la persona, da sola, non ce la fa». Ogni tanto si rifugia nella roccaforte dell'ateismo e poi, quando arriva la notte delle confidenze terribili, rimonta se stessa e sostiene di essere un ebreo ateo, un cattolico ateo, un islamista ateo: denuncia l'antica appartenenza e avanza in una flebile astinenza religiosa. La pandemia ha espresso l'angoscia di un commiato: si "liberava" il medico dalla scelta sempre terrificante e inammissibile di scegliere l'età più avanzata, ma almeno che non soffrisse. Intanto avanzano, talvolta teneramente talvolta tremendamente, l'eutanasia e il suicidio assistito.



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