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Martedì, 23 Luglio 2019 14:58

Folla per Maria Rita Parsi che conclude il Festival dei Filosofi da 32.000 presenze - La XV edizione della kermesse «lungo l'Oglio» avrà come parola-chiave «Essere umani»

Maria Rita Parsi e Francesca Nodari Maria Rita Parsi e Francesca Nodari

SONCINO. Non è ancora terminato il Festival e già si dichiara la parola chiave del Festival dei filosofi lungo l'Oglio 2020, XV edizione: «Essere umani». Benedice Maria Rita Parsi, combattiva e ironica nella lezione finale, domenica sera, nel grembo del castello sforzesco di Soncino (Cr). Svolge il tema e lo impersona in quel ventre in cui trovala gran sorgente umana dell'ascolto.

È quello il grembo, è quello che si trova nel suo titolo, «Dall'invidia del grembo alla creatività individuale e collettiva». È l'ultima tappa dell'evento creato, organizzato e vissuto da Francesca Nodari: 14 anni di vita, quest'armo 27 lezioni, 40 giorni, successo crescente, 32.000 presenze e un notevole incremento sui social e in rete.

Le scale e le merlature del castello sono occupate da centinaia di persone: è l'atto d'amore della filosofia con l'architettura castellana degli Sforza. La visione per chi non c'era: un migliaio di persone nel centro del castello, sulle scale e dietro le merlature, tantissime all'entrata come a dire, di più non ci stanno, eppure venite avanti se potete.

«Siamo alla fine del festival e si sente la nostalgia - dice Francesca Nodari - una nostalgia crescente per la partecipazione formidabile del popolo della filosofia. Questo nostro festival ci aiuta anche contro l'incattivimento diffuso. Non ci chiudiamo, stiamo in campo, tutti assieme».

Maria Rita Parsi, psicologa, pedagogista con un seggio all'Onu per la difesa dei bambini, ci sta, eccome. Precisa subito: «Non sono la femminista che si descrive e non sono disponibile a perdere un centimetro sui diritti della donna. E dico subito a noi donne di non essere nemiche delle donne, di stare dalla parte dei bambini che mettiamo al mondo e con cui viviamo, noi sole, mesi di intimità, per dire che l'origine è al femminile».

L'arte della vita, riflette Maria Rita Parsi, sta nell'equilibrio, vivere insieme mantenendo in equilibrio il meccanismo delicato della psico-affettività. L'amore non si compra, si conquista e si mantiene. «La vita gira intorno a due fondamentali - spiega la relatrice - il corpo della donna e l'angoscia della morte. Va salvaguardata la salute mentale che garantisce il comportamento sano di una comunità».

Il corpo della donna non va abbandonato ai giochi assurdi in internet, va vissuto nella realtà, non accudito virtualmente, non secondo uno spirito malato di obbedienza al maschio. «Basilare ripete la Parsi è la difesa dei diritti dei bambini. Se non avessimo avuto un Papa come Bergoglio oggi avremmo difese meno forti sul fronte della pedofilia».

Esiste un potere distruttivo, continua la Parsi. Si fonda sul gioco della paura. Tucidide avvertiva: «Il segreto della felicità è la libertà, il segreto della libertà è il coraggio. Aggiungo il valore della responsabilità. Liberi, coraggiosi, responsabili». Ce la potremo fare, suggerisce Maria Rita Parsi: «... perché ognuno di noi è eccezionale, un laboratorio infinito di cambiamento. Dobbiamo battere insieme l'angoscia della morte. Non saremo distrutti da questa angoscia se cambieremo la visione di essa, se non ci legheremo alla superstizione dell'immortalità in vita, se accetteremo di vivere il nostro compito di persone che non rifiutano la propria identitàmortale, scegliendosi un nemico per immaginarsi senza morte e con un'identità fasulla».

La Rete. Maria Rita Parsi conclude sul tema della virtualità internettiana che avvolge nella morte chi rifiuta la scuola, dorme di giorno e vive nella notte con interconnessioni social. «Ho scritto nel mio libro, "Generazione H", del fenomeno terribile degli " hikikomori", i ragazzi che si rifugiano in una stanza e non aprono a nessuno, scelgono la compagnia esclusiva del navigare in internet... Siamo a un momento decisivo dell'umanità - conclude la Parsi -, perché abbiamo inventato difese distruttive contro l'angoscia della morte. Il futuro non esisterà, se non si riattiverà la connessione umana reale, se non punteremo al cambiamento insieme conl'altro, se non decideremo di essere comunità vivente, conoscendo la storia. Va conosciutala propria storia. Chi non conosce la storia, non desidera cambiare e non vuole crescere solo per non morire».



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