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Sabato, 22 Giugno 2019 03:40

Il tempo che scorre, la storia e il divenire: la lezione di Severino

Emanuele Severino - Filosofo Emanuele Severino - Filosofo

L'intervento al «Festiva I filosofi lungo l'Oglio» sul tema del generare, diventare altro da ciò che si è.

Generare come farsi altro, diventar altro, da ciò che si è. Si è svolto attorno a questo tema il secondo incontro del «Festival filosofi lungo l'Oglio», al monastero di San Bernardino a Caravaggio, dal titolo «Genesis». Una lezione aperta, che ha regalato spunti di riflessione, tenuta dal grande filosofo Emanuele Severino.

Un tema, il generare, troppo ampio per essere districato in un solo incontro e su cui Severino si è solo affacciato, come su un abisso. «Il senso del generare - ha spiegato - non serve cercarlo chissà dove, ma ci sta davanti nelle forme più perentorie e drammatiche che rendono il nostro tempo uno dei più interessanti della storia. Noi ci lamentiamo della bassura del giorno d'oggi, ma non si tratta solo di bassura, c'è del profondo. Una contemporaneità che ha come protagonista la tecnica».

Una lezione che ha preso il via dalle origini. «Carl Schmitt, giurista, filosofo politico e politologo tedesco, per considerare le forme originarie della storia dell'uomo inizia dal greco nomos, che significa legge. Schmitt ne altera, con buone ragioni, la traduzione e lariporta a prendere, afferrare. Ma che cosa afferra l'uomo in origine? Afferra lo spazio che gli concede di vivere in comunità disboscando la selva ingente in cui l'uomo inizialmente vive. Prendendo spunto da queste riflessioni e andando ancora più all'originario, ognuno di noi, da infante, quando viene al mondo, è ostacolato e prende possesso a poco a poco dello spazio, si fa largo. La stessa cosa possiamo dire della specie umana, che ci ha messo migliaia di anni, dall'esistenza della Terra, a venire al mondo, a farsi largo tra le specie esistenti e prendersi il suo spazio».

Il pre-umano ha dovuto abbattere una barriera per farsi umano, così come l'infante per respirare abbatte una barriera. «Una barriera, quella ostacolante il pre-umano dal diventare umano, che più tardi verrà chiamata divino. Il pre-umano diventa umano solo sfondando la barriera, smembrandola, squartandola e il divino, mentre si fa più lontano lascia i suoi frammenti, come l'aria, che gli permettono di vivere. L'uomo si genera quindi dal pre-uomo attraverso la vittoria sulla divinità eterna. E il generare c'è solo quando qualcosa si fa altro rispetto a ciò che è: l'uomo viene generato dal farsi altro del preuomo».

Una condizione che indica drammaticità e morte, il pre-uomo muore per generare l'uomo. «Questo è il quadro dipinto dalla storia e dalla filosofia da sempre e che noi consideriamo l'ordine naturale delle cose. Ma da 200 anni il sottosuolo filosofico sostiene e dimostra che affinché esista il generare, il farsi altro, non possa esistere un dio eterno, perché se esistesse una divinità eterna non ci sarebbe lo scorrere del tempo, la storia e il divenire. Divenire che è necessario, appunto, per il generare».



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