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Giovedì, 20 Giugno 2019 19:34

Demetrio: «La speranza che proviene dai cambiamenti della vita»

Duccio Demetrio e Francesca Nodari Duccio Demetrio e Francesca Nodari

Duccio Demetrio protagonista di «Filosofi lungo l'Oglio» alla cascina Tokio di Trenzano

TRENZANO. La cascina Tokio è appena dentro a Trenzano, ma se sei appena via con la testa e ti confondi e chiedi della cascina Giappone finisci tra i campi e non ne vieni più fuori. Perché la cascina Giappone esiste, ma non è la cascina Tokio. Tanto Giappone così nel cuore della pianura bresciana si deve ai Mazzocchi di Coccaglio, che nel XIX secolo andarono e tornarono dal Giappone per via della coltura del baco da seta.

In ogni caso, Duccio Demetrio, docente di metodologia e ricerca autobiografica, in campo per il Festival dei Filosofi lungo l'Oglio, non sta con il naso all'insù come noi e arriva puntuale alla cascina Tokio, pronto a ragionare su una questione centrale che si riferisce al tema della parola, dell'uso sempre sacrale del mezzo base del nostro esistere, sorella del pensiero, dunque della filosofia. Parola orbitante intorno al pianeta Generatività. Francesca Nodari puntuale arriva a godersi l'esercizio funambolico in cui giovani donne e uomini si avvitano verso l'alto e quindi scendono generando emozioni. È uno dei diversi corollari del Festival.

Il tema. Duccio Demetrio tratta del «Farsi figli delle nostre parole: la scrittura come riparazione e riconciliazione». Che parole usano le rondini radenti sull'aia della cascina Tokio nella semi oscurità di martedi sera? Usano, forse, l'allegro crepuscolare dell'esistenza, apprezzabile e non da agitare in tristezza, fa intendere Demetrio. Usano il garbo con tutti noi di ringraziare la famiglia di Giampietro Rossi, per aver accolto i 500 nella loro aia, con Gallo in banderuola, ai tetti del sud, a confermare l'assenza di un filo d'aria.

Il sindaco Italo Spalenza e l'assessore Anna Falsina ricordano l'inizio del festival, «un azzardo, grazie al coraggio sapiente della leader Nodari». La quale «si stringe intorno al maestro - dice - anche per risentire su di sé l'importanza e il diritto catartico dell'autobiografia da rinnovare».

Mario Luzi, caro a tutti e a Demetrio, si chiama in scena per un suo verso, «la vita si cerca dentro di sé». E il Rilke del 1923 rinviene nella lettura, «all'improvviso sono i voli che ci sollevano dalla terra...». Non sono, forse ed anche, i voli di quelle nove rondini? Al relatore è caro questo infinito leopardiano della Generatività, «per indagare - dice - la condizione umana nei momenti esistenziali in cui si evolve. Per sfatare l'idea che la vita sia un guardarsi le spalle, un vivere, nel tedio, il tempo rimasto. Mi affascina tantissimo l'esperienza della generatività, il non smettere di essere generativi. La generatività appartiene alla legge del divenire per sfidare i nostri bisogni. Un divenire anche sul piano dello scontento, che non è la sconfitta definitiva, ma una stagione da vivere e da cui riprendere a rinnovarsi».

Elogio a Severino prima di incontrarlo giovedì sera a Caravaggio, leggendo l'inizio della sua autobiografia. Qui, il tempo pare anestetizzato da una non sfocata memoria del ritorno. Duccio Demetrio si alimenta pure ad un film amato per onorare la Generatività. E «Il posto delle fragole» di Bergman, la vita-sogno-vita di un maturo in vista della consegna di un premio prestigioso. Dunque? Ritornare al senso fondamentale dell'esistenza che è generare bene per farsi del bene. Demetrio è convinto che «la speranza proviene proprio dai cambiamenti della vita. Sono fruttuosi i mutamenti, indicano la rinascita, come una rosa che sboccia». Il pensatore prende nella sua squadra Erik Erikson, tocca a lui smistare la palla e assistere al ripetersi salvifico delle stesse trame per cui la continuità consiste nella ripresa delle costanti, delle apparenti ma vitali "fissità" a cui la persona si affida, in ogni tempo. Impossibile perdere le tracce dell'infanzia e di ogni altra età. Impossibile credere alla senescenza come a un tempo di resa o approdo definitivo. Ovunque, in ogni tappa, la Generatività si riproduce. Immortalmente.



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