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Martedì, 04 Luglio 2017 07:45

Applicate al Civerchio di Travagliato il «Monza methode»

Tutto nasce da un Fiat lux. È lei, la luce, a fare nuove tutte le cose. Anche un quadro dimenticato nella penombra di una sagrestia.

La salita al Calvario di Vincenzo Civerchio, quadro principale di un dittico che comprende anche una lunetta con la Deposizione ed è conservato a Travagliato, non finisce di riservare scoperte e sorprese.

Tutto ha inizio tre anni fa quando l’allora 82enne Bernhard Casper, professore emerito di Filosofia della religione all’Università di Friburgo in Brisgovia, coinvolto da Francesca Nodari nel festival dei Filosofi lungo l'Oglio, chiese serafico agli ospiti travagliatesi di vedere il «celebre quadro» del Civerchio, un pittore cremasco vissuto fra Quattro e Cinquecento che a Brescia era stato a scuola dal Foppa.

Immaginatevi l'imbarazzo dei bresciani che, dopo rapido consulto, capirono che il filosofo tedesco originario di Treviri si riferiva al grande quadro che, annerito dagli anni e dal disinteresse, se ne stava dimenticato nella sacrestia della parrocchiale. Il fatto è che il Civerchio, oggi più di allora, è al centro di studi e ricerche che lo stanno restituendo come un grande del Rinascimento.

La vista dell’opera fu talmente emozionante che Casper dedicò la propria lezione al quadro, offrendone una rilettura drammatica e contemporanea, filosofica e umanissima. Ma il quadro era talmente malmesso che la lezione si svolse proiettando un’immagine dell’opera anziché esponendola. Da quella lezione molte cose sono accadute: a Travagliato è nato un meritorio Comitato Civerchio, che ha nell’ex sindaco Daniele Buizza l’anima e il propulsore e s’è proposto di valorizzare l’opera. Dapprima il comitato ha raccolto i 50mila euro necessari per restaurare il dittico, pubblicare un libro che ne documenta storia e recupero, propiziarne la ricollocazione nella cappella di Sant'Antonio o dei Morti, adiacente la parrocchiale. La nuova impresa è stata la raccolta dei circa 20mila euro necessari per una illuminazione — da poco inaugurata — che consente una lettura vibrante ed emozionante del dipinto. A realizzare questo innovativo sistema sono stati due lighting designer, Serena Pellini e Francesco Iannone, che hanno applicato al Civerchio di Travagliato quel sistema di «luce dinamica» già sperimentato nella cappella di Teodolinda e nel tesoro del Duomo di Monza, tanto che da allora viene denominato «Monza methode».

Già applicato a opere di Bellini, Lotto e Tiziano esposte alle scuderie del Quirinale e al Caravaggio di Cremona, il «metodo Monza» offre a Travagliato l’ennesima prova convincente: «Il sistema — dicono gli autori — si basa su luci a led con spettri diversi, intensità variabile e alternata, studiate e calibrate secondo metodi che rimandano alle neuroscienze anziché all'illuminotecnica».

Che l’intensità della luce sia regolabile con una app e che all'ingresso di un visitatore nella Cappella dei morti il quadro si illumini da sé, sono aspetti accessori. Il vero spettacolo è l’effetto scenico, la lettura vivida di volti e dettagli resa possibile dalla «luce dinamica». «In una frazione di secondo — spiega Iannone — il nostro cervello vive un istante di panico a cui succede un rilascio di serotonina mentre l’occhio è guidato a focalizzarsi sui dettagli per poi giungere alla visione d’insieme». Diventa così straordinariamente viva l’interpretazione di Casper che vede in quest'opera una «narrazione trascendente e interpellante» sospesa fra il volto di Cristo emblema della «vita offesa», la «banalità del male» dei due sgherri che lo malmenano, gli sguardi compassionevoli che solo i cavalli rivolgono al perseguitato, le soldataglie che alludono alle truppe mercenarie, il tutto in un racconto che «assomiglia alla forza di una slavina che non si riesce ad arrestare». Provare, anzi guardare, per credere.

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