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Sabato, 01 Luglio 2017 15:20

MICHELA MARZANO: LE PAROLE PENSANO, LE PAROLE FANNO

Tempo minaccioso, folla crescente, spostamento del festival dei Filosofi lungo l’Oglio dalla Corte comunale di Passirano al Palaverde. L’altra sera, chi è arrivato in ritardo è rimasto in piedi. Michela Marzano - con Massimo Cacciari e padre Enzo Bianchi - è leader di questo dodicesimo evento della presidente Francesca Nodari. Molti giovani, tante donne, aria di spontaneità, di libertà. Convince il tema chiave «toccare», convince ancora più la questione della carezza, del carezzare.

Francesca Nodari è amica di Michela Marzano, arrivano insieme, la presentazione è veloce, l’amicizia toglie la ritualità ed esige l’essenza.

La Marzano è personaggio noto in sede psico-filosofica, molte pubblicazioni, tante sofferenze personali fino all’abisso, esposte senza rete, dosate apparizioni televisive. È amata.

Svolge il tema «L’accarezzare delle parole», appartiene alla categoria, non piccola tra i pensatori, che prepara la lezione e si fa accompagnare da appunti, «altrimenti perdo il filo».

Ecco: il filo delle parole, il filo delle carezze. Oggi abbiamo perso il filo delle parole, delle carezze. Perdere il filo non è un’amnesia, perdere il filo è il segno del disagio del nostro tempo. Le piace il titolo della relazione, non crede si possa accedere al confine tra gesto e carezza se prima non si passa dalla funzione della parola, dal suo uso. Le parole sono pietre, le parole sono medicine. Le parole pensano, le parole fanno.

«Le parole - spiega Michela Marzano - contengono un’ambivalenza, possono giovare e possono far male. Dipende dall’intenzione, da come si colma la distanza tra l’elaborazione mentale e il "tocco" verso la persona a cui sono riferite. Dipende dall’intenzione. La parola si legge nel Cratilo di Platone, si legge nella Bibbia, si legge in Giovanni, è profezia, il fiato della potenza spirituale e materiale». Dice Michela Marzano: «Il rispetto della persona e dell’oggetto a cui ci si riferisce è il transito centrale per l’elaborazione di un messaggio positivo. Esiste un’azione della parola, appunto la "parola che fa", scoperta, indagata a fondo dagli anni Sessanta. è impreciso, dunque, approdare al tema della carezza, del carezzare se prima non si affronta il significato, il modo e la sua forza».

Cita Camus: «Quando si nominano con esattezza le cose si diminuisce la sofferenza e il dolore nel mondo». Le parole permettono di riemergere da una situazione in cui si è sprofondati. Dunque, più che mai, oggi, le parole debbono essere messe al mondo con conoscenza, intelligenza, responsabilità.

Cosi è per il carezzare. La parola e la carezza agiscono su un binario identico. La carezza come la parola può significare sentimenti diversi, serve un approccio delicato, non può essere vissuta come un movimento così, tanto per carezzare. La parola e la carezza, che sono una dose notevole della bellezza, appartengono ai grandi strumenti per migliorare il rapporto tra le persone.

Michela Marzano è molto applaudita, così il festival di Francesca Nodari. Non esiste, in circolazione, qualcosa di più popolare e curato.

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