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Domenica, 17 Luglio 2016 23:54

«La Gratuità è più connaturata di quanto si possa pensare»

Salvatore Natoli a Maclodio: «Ma l'altruismo sociale non si risolve in un'elemosina»
MACLODIO. Il filosofo Salvatore Natoli è abbracciato da Maclodio, paese nuovo dei Filosofi lungo l’Oglio . L'aria, l'altra sera, è più che fresca e soffia il vento necessario per unire il pensiero a ciò che accade dentro e fuori di noi, alle nostre ore di sangue: «Negli attentati si uccide morendo dice il filosofo -, in nome di un presunto bene si realizza il male».

Al Centro sportivo comunale, tutto pieno, il sindaco Marcello Orizio apre con commozione, intesta la riflessione della comunità a un minuto di silenzio e si ascolta la Marsigliese. In mezzo all'orrore di Nizza, ai morti della Puglia, ai bisbigli dell'ultima ora di un golpe in Turchia, il filosofo Salvatore Natoli, affronta la questione della Gratuità dalla cima del Golgota: «Amate i vostri nemici, ovvero la Gratuità assoluta». Dalla Croce, il Cristianesimo scava il paradosso di amare il nemico mentre ancora ti fa del male, non concedendo il perdono subito, altrimenti potrebbe interrompersi la pena e con essa la estrema espiazione del patire con chi ti fa patire. Natoli pone il suo paradosso accanto al paradosso cristiano e chiede di approfondire il rapporto tra gratuità e utilità, affermando che non c'è molta differenza, poiché se nella gratuità consiste l'intenzione, nell'utilità compare il destinatario. La gratuità sarebbe autentica se mirasse all'utile inteso come bisogno. Con la raccomandazione, comparsa più volte nel corso del viaggio dei filosofi condotti da Francesca Nodari, di non cercare godimenti nell'autocompiacimento, in una sorta di lieve, neppure intrepido masochismo. Non basta individuare il destinatario e la grandezza del bisogno, serve il merito, se amate chi vi ama che merito potete avere, dice Gesù. Dunque, quale tipo di merito. Prende sembianze contornate il viso del nemico, dotato del maggiore bisogno di ricevere la Gratuità dell'amore proprio perché insiste a fare del male ed emerge, cristianamente, lo scandalo della Croce: amail tuo nemico. Natoli declina la tipologia della gratuità: la prima riguarda l' altruità come altruismo, quindi l'altruismo come bene sociale; ancora, l'ambiguità del dono; e infine la radicalità del dono stesso. Appare i dilemma: di che natura è l'uomo, buono o malvagio all'origine? Si entra nel labirinto noto, nel quale il nostro filosofo non intende dare troppo filo. Gli sembra importante trattare la questione dell'altruismo naturale, di ripercorrere il titolo di un buon testo in cui si scrive di «altruisti nati». Ora il filosofo si allea con la psicologia della ricerca, delle prove di laboratorio in cui i bambini dimostrano di aiutare l'adulto più per disinteresse che per un do ut des, una caramella. Quindi la gratuità è più connaturata nella persona di quanto si pensi, c'è una tensione naturale all'altruismo con la tensione di una doppia forza, l'una rappresentata dall'avidità e l'altra dall'altruismo. Sia per Natoli sia per Francesca Nodari, sempre vivace ad animare il dibattito, l'altruismo sociale non si risolve in un'elemosina. Vanno create le condizioni per ridurre le disuguaglianze e quanto ci sta accadendo intorno ha molto a che fare con le disparità, il male cresce nel male della ineguaglianza, la povertà estrema si alimenta di disperazione e in mancanza totale di speranza, la persona si arrende alla follia, alla radicalità, all'annullamento e all'autoannullamento. Natoli, il non credente, conclude rincorrendo, per attrazione filosofica e umana, l'amicizia di quel paradosso cristiano: Gesù, quando ci dice di amare i nostri nemici, ci invita a favorire il fiorire del regno di Dio sulla terra e oggi, ahimé, è molto lontana questa fioritura. Ci aiuta ancora a capire che ognuno deve patire una crocifissione. Popolarmente compare quella croce personale di cui non trattiamo se non con noi stessi. Esiste, però, un ordine della crocifissione. La prima, è la crocifissione del nostro egoismo.

Chiude Maria Rita Parsi. Stasera, ultimo appuntamento dell'undicesima edizione del Festival. A Orzivecchi, a Palazzo Martinengo, Maria Rita Parsi tiene la lezione su «Il valore e disvalore della eratuità».

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