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Lunedì, 27 Giugno 2016 16:43

Jean-Luc Nancy, la gratuità quotidiana inclusa tra il buongiorno e la buonasera

A Castel Mella l'affollato incontro col pensatore francese per il ciclo «Filosofi lungo l'Oglio»

CASTEL MELLA. Jean-Luc Nancy, tra i più seguiti filosofi contemporanei, per la terza volta è al Festival dei Filosofi lungo l'Oglio e per la seconda volta si porta dietro «L'intruso», nel
senso ironico di forestiero, a cui ha dedicato il titolo di un suo libro di successo. L'intruso è il cuore nuovo impiantato nel suo corpo, intruso-incluso per annunciare la venuta di un forestiero salvifico, l'anonima personificazione del dono eminente per la continuazione di una vita. Così, quando la prof. Francesca Nodari gli ha chiesto di essere di nuovo nella partita del Festival estivo della filosofia, creato, organizzato e rilanciato anno dopo anno da lei, lui, «questo francesino» di 76 anni, che sale il palco dell'Auditorium Giorgio Gaber di Castel Mella con lena quasi spavaldamente sportiva e si avventura in una lettura italiana della sua lezione, lasciando l'interprete alle spalle, ha riparlato con l'intruso ed ha accettato. Nancy lo ha convinto che sarebbe stato un affare per entrambi trattare la questione della Gratuità.

Lui e il cuore sono la sintesi di una gratuità paradossale, la gratuità al netto del calcolo, in parte umana e in parte «disumana», proveniente da un altro mondo. Nella gratuità paradossale, chi ha donato e chi ha avuto non ha trattato in termini di materialità. Nancy ha atteso, allargato lo spazio della sua persona e personalità a un cuore nuovo e non s'è mai sognato di sfrattare l'ombra dell'altro. Sono rimasti nuovi e vecchi, riunendo il tempo grazie a un dono puro. Nancy si è lasciato andare. Anche l'altra sera ha letto la lezione, ma si intuiva un suo lasciarsi andare, un andare incontro a ciò che sarebbe comparso, visi e parole nuove. Forte del patto con l'intruso, Jean-Luc Nancy, l'altra sera,
ha risposto con l'ottimismo di chi possiede un cuore doppio alla domanda retorica del titolo: «Cosa resta della Gratuità?». «Resta tutto», ha risposto, con una certa leggiadria e nascondendosi dietro un italiano né perfetto né zoppicante. Quindi ha riaperto l'impresa di cui è dichiarato maestro, la sfida a toccare con la mente e con il cuore la realtà circostante. Lui che è definito il filosofo del tatto, del "tangere", dell'andare infondo alla materia con la mediazione dell'anima, ha di nuovo messo in parallelo gli intrusi del cuore, della mente e dell'anima, e ha concluso che senza il senso unico della relazione, nessuna economia, nessuna attività della vita umana ha un senso. Il tatto racconta il rapporto tra dare e avere, a difesa dell'essere e dell'unicità assoluta della persona. Non c'è altro di supremo che l'egemonia della relazione, che immiserisce il valore mercatale del debito e del credito, i quali, analizzati rispetto alla loro stessa essenza primordiale e attualmente primaria sono eguali, non si annullano e rimangono a difendere un ruolo nella consapevolezza che l'identità e la permanenza del loro significato si evince esclusivamente nel loro senso, nel riconoscere il loro valore in sé, quale elemento fondamentale della relazione umana. Il senso è il valore, non il denaro. Ad un certo punto, anche il prof. Nancy sceglie la scorciatoia santa della poesia, percepisce l'impossibilità a costruire filosofia e cerca e trova due sostantivi quotidiani. Il senso del valore cresce e si consuma nella leggerezza di un «buongiorno e di una buonasera», ripete Nancy nel modo poetico che gli è proprio.

La gratuità è maggiore della filosofia, è sovrumana e noi possiamo «toccarla» in una libera accentuazione del dono grazioso immediato. Ecco il dono grazioso del tatto quotidiano, espresso nell'auditorium dedicato al libero Gaber: il dono si chiama «buongiorno» e «buonasera». Per dirci, ancora, di una nostra esistenza che non trova gratuità umane, ma sprazzi di graziosità quasi eroici nella gentilezza di salutarsi, avanti al valore di una vita che sa di spegnersi, almeno di qua.

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