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Giovedì, 02 Luglio 2015 20:15

A MARC AUGÉ LA QUARTA EDIZIONE DEL PREMIO INTERNAZIONALE DI FILOSOFIA/ FILOSOFI LUNGO L’OGLIO. UN LIBRO PER IL PRESENTE

«La paura è sempre stata una componente della vita e, in fin dei conti, un fattore di progresso. […] Ma oggi a minacciarci è innanzi tutto la rottura del legame sociale e, più ampiamente, l’indebolimento del simbolico nel suo complesso, ovvero del pensiero della relazione. […] Avere paura della storia non ha più o meno senso oggi rispetto a ieri, ma la posta in gioco è chiara: se non riusciamo a viverla insieme, se ne escludiamo una parte dell’umanità, non la domineremo e sprofonderemo nella violenza assieme a coloro che abbiamo escluso».
M. Augé, Le nuove paure. Che cosa temiamo oggi?

Marc Augé – antropologo ed etnologo di fama mondiale– è il vincitore della quarta edizione del Premio internazionale di Filosofia/Filosofi lungo l’Oglio. Un libro per il presente con il volume: Les Nouvelles Peurs, Payot & Rivages, Paris 2013; Le nuove paure. Che cosa temiamo oggi?, tr. it. di C. Tartarini, Bollati Boringhieri, Torino 2013. Lo ha reso noto la Commissione giudicatrice, presieduta dal Prof. Adriano Fabris – ordinario di Filosofia morale all’Università di Pisa – e composta dai Professori: Ilario Bertoletti – direttore editoriale Morcelliana e Scuola, Azzolino Chiappini – già Magnifico Rettore della Facoltà di Teologia di Lugano, Amos Luzzatto – Presidente emerito dell’UCEI, ebraista e scienziato Aldo Magris – ordinario di Filosofia della religione all’Università di Trieste, Salvatore Natoli – già ordinario di Filosofia teoretica all’Università Milano-Bicocca, Francesca Nodari – direttore scientifico del Festival Filosofi lungo l’Oglio e Segretario del Premio, Maria Rita Parsi – psicoterapeuta, Presidente della Fondazione Movimento Bambino nonché membro del Comitato Onu per i Diritti del Fanciullo. Come recita l’articolo 1 dello Statuto, la prestigiosa benemerenza è assegnata «all’opera di uno studioso che abbia elaborato, attraverso il suo pensiero, idee capaci di fornire agili strumenti per abitare la nostra contemporaneità». Un’opera, dunque, che sia «in grado di segnare non soltanto la recente storia della filosofia e, più in generale, del pensiero, ma soprattutto la realtà effettuale in cui ogni uomo si trova a vivere nel qui e ora dei nostri giorni».

Nel commentare il voto unanime dei membri della Commissione giudicatrice, Francesca Nodari, direttore scientifico del Festival ha dichiarato: «Marc Augé, tra i maggiori africanisti viventi, passando nella sua lunga carriera da un’etnologia del soggiorno a un’etnologia dell’incontro, è diventato negli ultimi vent’anni una figura di riferimento anche per un’antropologia della tarda modernità. A lui si deve la grande intuizione relativa ai nonlieux - concetto attraverso il quale l’Autore indica uno spazio in cui viene meno la relazione sociale e teoria che ha conosciuto la sua migliore espressione in quelli che sono i suoi lavori più noti: Un ethnologue dans le métro e Non-lieux: introduction a une anthropologie de la surmodernità. Sempre ad Augé si devono le acute riflessioni sulla nostra contemporaneità che Egli coglie sotto il nome di ‘surmodernità’ e che rinvia a tre caratteristiche peculiari: “l’accelerazione della storia, il restringimento dello spazio, la promozione dell’individuo consumatore”. Quasi facendosi straniero a se stesso, per richiamare il titolo di un volume in cui narra della sua esperienza e di tutte le sue vite di etnologo, ha saputo porre sotto la lente d’ingrandimento, pervenendo, se così si può dire ad una loro storicizzazione e declinazione nel mondo globale, nozioni centrali quali quella di tempo, di spazio, di identità e alterità, di società, di futuro, di felicità, di diseguaglianza, di dignità. Un pensatore a tutto tondo che non ha esitato ad introdurre un nuove genere: l’etnofiction per narrare, sotto forme di racconto, un fatto sociale.

Ora, il volume che viene premiato: Le nuove paure. Che cosa temiamo oggi? (Bollati Boringhieri, Torino 2013) ci sembra contenere non solo gli elementi fondanti del pensiero di Augé, ma interpretare, quasi in maniera profetica, il sentimento planetario di una paura diffusa, che trova la sua cifra nell’ossessione dell’altro. Augé individua forme diverse di violenza: da quella economica a quella politica, da quella tecnologica a quella naturale per giungere alla minaccia terroristica. Si pensi solo alla figura del kamikaze – a poche ore dagli attentati che in un solo giorno hanno colpito tre continenti – che ai suoi occhi “rappresenta la forma più perversa di ciò che gli etnologi chiamano ‘possessione’”. Una possessione che è “tre volte un atto di morte: porta con sé una bomba che lo ucciderà; farà morire chi lo circonda; e il messaggio indirizzato ai sopravvissuti, redatto, letto o trasmesso dall’organizzazione che lo ha scelto, conterrà altre minacce di morte”. Cosa fare dinnanzi a un tale scenario? L’antropologo invita a prendere sul serio ciò che chiama “l’utopia dell’educazione”, rimpiazzando la paura con la curiosità e riappropriandosi dell’uomo generico che è in ciascuno di noi, uomo generico che sta alla base dell’uguaglianza degli individui e dell’affermazione, non soltanto teorica, ma concreta dei diritti dell’uomo. Solo mettendo al centro dell’odierna società planetaria – attualmente divisa in tre classi distinte: “l’oligarchia dei possidenti, i consumatori e gli esclusi dai consumi” – l’ ‘interesse generico’, la paura non potrà prevaricare sulla nostra umanità».



DOMENICA 5 LUGLIO LA CERIMONIA DI PROCLAMAZIONE DEL VINCITORE

Domenica 5 luglio, alle ore 18, presso la Sala Franciacorta dell’Hotel Iseolago, in via Colombera 2/C a Iseo (Bs), si terrà alla presenza dell’intera commissione giudicatrice e di numerose autorità civili e religiose, la cerimonia di proclamazione del vincitore. Al direttore scientifico del Festival e Segretario del Premio, Francesca Nodari, sarà affidata la laudatio, cui seguirà l’allocuzione del premiato.

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