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Martedì, 02 Giugno 2015 12:00

Si intitola «Conoscenza» l'opera dedicata al decennale del Festival

Si intitola «Conoscenza», l’opera che celebra il decennale del Festival. Si tratta di una stampa su lastra di rame realizzata dall’artista Enrico Zorzi secondo le seguenti tecniche incisorie: acquaforte, acquatinta, puntasecca per una tiratura di centocinque esemplari, cui si aggiungono dieci prove d’artista.
La stampa raffigura due caratteri distintivi della Kermesse: il Pensatore di Rodin e le acque feconde del fiume Oglio. Lo scranno del pensatore è costituito da una serie di libri impilati l’uno sull’altro fino a distribuirsi sul suolo circostante ove campeggiano i nomi della località toccate dal Festival in un movimento inarrestabile al di qua e al di là del fiume, addirittura nel corso d’acqua stesso, come se la sete di conoscenza, che è un bisogno di ordine superiore, non incontrasse limiti, confini, impedimenti, ostacoli. E in questo movimento, come in un turbinio, sono coinvolte piccole figure umane che si incamminano verso l’accattivante itinerario filo-rivierasco. Figure quasi acrobatiche, attive, che con destrezza e non meno abilità si cimentano in un’ardua impresa: arrampicarsi sul corpo possente e fiero del pensatore – che idealmente rappresenta gli illustri relatori che prendono parte a questo Simposio di Pensiero e di Parole. Una metafora nella metafora che sembra rivelare, nella cinestesia frenetica delle figure, il loro desiderio quasi tattile di entrare in relazione con questi Maestri del pensiero. Come dire: a costoro non bastano i volumi sui quali sono vergati i nomi degli Autori. Vogliono di più, chiedono di più: che il filosofo scenda nell’agorà, quasi fondendosi e con-fondendosi con chi gli sta attorno, in un andamento così fluttuante da farsi traboccante. È un’opera che esprime la fatica, il sudore, ma anche la tenacia e la perseveranza di tutti coloro che comunicano – con il loro stesso esserci – la richiesta e insieme il bisogno di senso: un nutrimento, ci pare, oggi particolarmente indispensabile come il cibo di cui ci alimentiamo. Ma in questa scena emerge un altro elemento significativo: l’andare l’uno incontro all’altro perché ciascuno ha qualcosa da dire a un altro. Di qui l’evento del dialogo, dove l’instaurarsi della fiducia crea comunità. Una comunità che torna a sperare insieme e a riappropriarsi del luogo antropologico sentendosi grata per un così alto dono. La distanza tra terra e cielo sembra restringersi e la conoscenza divenire quel tozzo di pane indispensabile per un pensiero che-si-fa-incarnato.
F.N.

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CHI E' ENRICO ZORZI

Enrico Zorzi nasce a Roccafranca (Bs). Terminati gli studi tecnici, inizia a viaggiare con l'amico Findino prima per l’Europa all’inizio degli anni ’70, poi per l’Africa. Si mantiene svolgendo molteplici lavori: muratore, imbianchino, guardiano di residence, guida turistica. Viaggia per lunghi tempi: Turchia, Iran, Iraq, Pakistan, Afghanistan, Russia. Agli inizi degli anni '80 impara l'arte di “soffiare il vetro” e inizia la sua attività artistica, partecipando a concorsi nazionali e internazionali. Nel 1988 è ospite del padiglione italiano alla prima mostra internazionale dell’arte e dell’artigianato artistico in Marocco (Casablanca). Crea giochi per bambini e riprende a viaggiare con la sua compagna Matilde; vive per lunghi periodi in America Latina e in Colombia ha l’onore di conoscere il Premio Nobel per la letteratura Gabriel Garcia Marquez, ispiratore di alcuni dei suoi viaggi. Vive vendendo quadri e affreschi. Frequenta corsi di disegno e pittura con i maestri Dino Decca e Stefano Dapic, mentre per la stampa e l’incisione i suoi iniziatori sono Angelo Mena e Filippo Maggio. La cifra artistica, in questa fase della sua ricerca pittorica, è il «quadrato». Vive e lavora tra Rudiano e Marrakech.

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