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Giovedì, 06 Gennaio 2011 07:25

Jean-Luc Nancy: "Io, filosofo attore, per un inno alla libertà"

Jean-Luc nancy e Francesca Nodari Jean-Luc nancy e Francesca Nodari

Da quando si è appreso che in rete circolava un trailer intitolato Parler dans Nice Lago che vedeva come protagonista nientemeno che il celebre filosofo del tatto, Jean-Luc Nancy, si è scatenata la curiosità dei più su questa nuova e insieme singolare impresa del pensatore francese, peraltro già ospite nel giugno scorso a Padernello, nell’ambito della V edizione del Festival Filosofi lungo l’Oglio. Lo abbiamo raggiunto telefonicamente.

Come è nata l'idea di affidarle un ruolo in Nice Lago?

«Il regista, Martin Ziegler, mi ha chiesto se accettavo di rispondere davanti alla sua telecamera a una serie di domande; non era un ruolo da interpretare questo, come ben si comprende, ma una risposta, in prima persona, alla sue sollecitazioni. Quindi, Ziegler ha aggiunto una sequenza ripresa durante una mia conferenza per creare nel suo film un collegamento con la mia risposta».

Potrebbe riassumerci brevemente la trama del film? Quando sarà disponibile e dove la pellicola?

«Io non posso riassumere la trama del film poiché non la conosco: al regista interessava che io rispondessi alla sue domande. I suoi interrogativi vertevano sugli eventi che hanno influenzato la mia vita. La pellicola – che ha una durata di 140 minuti e un casting di tutto rispetto – sarà visibile sul web già agli inizi del 2011».

Se è vero che in Nice Lago Lei non è altro che se stesso, sappiamo che è da poco tornato dalle riprese di un altro film: Les Chants de Mandrin, diretto da Rabah Ameur-Zaïmeche, nel quale Lei interpreta, davvero, un ruolo. Può offrirci alcune anticipazioni?

«Mandrin è un celebre contrabbandiere, considerato una sorta di benefattore del popolo poiché egli vendeva merce senza pagare le imposte reali. Per questo fu arrestato e condannato a morte. I suoi compagni contrabbandieri proseguono la sua “attività” e, nel contempo, decidono di far stampare i canti e i componimenti scritti in onore di Mandrin. Il film vuole essere una sorta di “poema cinematografico” sul contrabbando e sui principi rivoluzionari. Un inno alla libertà.

Il tipografo – che è il mio ruolo – è un intellettuale. Egli ha stampato una traduzione di Spinoza, autore importante per l’influenza che giocò, in particolare, sugli Illuministi più radicali. In questa mia nuova esperienza di attore provo un grande piacere nell’“entrare” nel ruolo, nel sentirmi passare nella finzione, vale a dire nel dismettere il mio comportamento ordinario per mettermi a maneggiare le cordicelle della marionetta. Lo sdoppiamento è un vero e proprio godimento».

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